Un blog non è semplicemente una pagina bianca in cui scrivere delle cose, ma soprattutto uno spazio in cui proporre elementi e materiali utili a generare una riflessione. Per questo oggi proponiamo il servizio realizzato da Diego Bianchi per la trasmissione Gazebo, in onda in seconda serata su Rai3, dal carcere giudiziario di Regina Coeli. Vi chiediamo quindi 25 minuti di attenzione per un reportage che sa essere molto leggero e per nulla fazioso, all’interno di una realtà che molti di noi tendono a voler tenere lontana dalla mente, come fosse un aspetto della realtà che non ci riguarda. Anzi, quando si parla di provvedimenti di clemenza per togliere pressione dalle affollatissime strutture carcerarie italiane si tende sempre a demonizzare la cosa come una minaccia alla sicurezza e al nostro quieto vivere. Senza pensare che, ovviamente, un eventuale indulto non accorcerebbe la pena per reati gravi come l’omicidio o la violenza sessuale, per fare due esempi, bensì sconterebbe la detenzione di chi si trova nella parte finale del proprio periodo di carcerazione, con un immediato miglioramento delle condizioni di vita per chi invece è condannato a restare in cella, ma con più spazio e più possibilità che la sua pena sia una possibilità di riscatto oltre che una punizione.
A Regina Coeli ci sono soprattutto detenuti in attesa di giudizio (su circa mille detenuti solo 150 hanno una condanna definitiva). È un luogo di passaggio, in attesa che venga accertata o smentita la commissione di un reato. (Immaginiamo tra l’altro che la sua popolazione carceraria possa subire un drastico abbassamento ora che la legge Fini-Giovanardi è stata dichiarata incostituzionale. Dopo tanti tentennamenti del Parlamento, ancora una volta è la Corte costituzionale a smuovere una situazione politica che (al netto di eventuali “staffette” di questi giorni) è in stallo su quasi tutto. Dal servizio di Diego Bianchi segnaliamo alcune dichiarazioni rilasciate dai detenuti (con sentenza passata in giudicato) intervistati, che ci hanno particolarmente colpito. Innanzitutto il sovraffollamento, uno dei tre condivide la cella (singola) con altre due persone, un altro ne condivide una da tre posti con altri cinque carcerati. In merito poi al compito riabilitativo della detenzione, si dichiarano tutti molto scettici. Anzi, c’è chi dice che «questa è una fabbrica di delinquenti. Le persone qui dentro, che magari non hanno compiuto alcun reato, imparano a farlo a furia di stare a contatto con determinati personaggi. E una volta fuori saranno costretti a delinquere, soprattutto i giovani, che escono di qui senza un lavoro, senza possibilità di iscriversi alla camera di commercio». Traspare la grande importanza accordata al lavoro: «Sarebbe importantissimo, ma qui dentro tale possibilità non c’è. Non è solo per tenere le persone impegnate, ma anche per abituare chi non ha mai lavorato a farlo, per trasmettere delle competenze che poi saranno spendibili una volta fuori». Buona visione.