
Nella nostra casella di posta sono arrivate due lettere molto importanti provenienti dall’Africa, da parte di altrettanti enti che si stanno impegnando a prestare soccorso alle persone colpite dall’epidemia di ebola. Una è scritta da Medici con l’Africa Cuamm, l’altra dall’ufficio per le Missioni e la Cooperazione Internazionale dell’Ordine dei Fatebenefratelli (ringraziamo l’onorevole Patrizia Toia per la segnalazione). Le due organizzazioni lavorano in Sierra Leone e Liberia, e hanno a che fare ogni giorno con i rischi, gli orrori, le difficoltà organizzative generate da questo fenomeno devastante. Il numero dei decessi causati dal virus in Africa occidentale sfiora i 3mila – ha scritto l’Ansa. Stando all’ultimo bilancio reso noto dall’Oms, il numero totale di casi confermati, probabili e sospetti nei Paesi colpiti era al 21 settembre di 6.263, con 2.917 morti. I Paesi più colpiti sono la Guinea (1.022 casi, 635 morti), la Liberia (3.280 casi, 1.677 morti) e la Sierra Leone (1.940 casi, 597 morti).
Dopo vari appelli di Medici senza frontiere, il mondo ha iniziato in questi giorni a guardare all’epidemia come a un problema su cui tutti i governi dovranno impegnarsi, per evitare che una situazione già drammatica si trasformi in catastrofe. Non c’è tempo da perdere: «Il centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (cioè il Centers for Disease Control and Prevention, abbreviato in CDC) ha stimato che il numero reale di casi sia circa il triplo [di quelli riportati ufficialmente] – cioè circa 18mila – poiché molte persone che hanno contratto il virus non hanno cercato di curarsi. In un nuovo studio il centro ha spiegato che se alle parole di molti non seguiranno i fatti, 1,4 milioni di persone saranno infettate entro la metà di gennaio del 2015». Secondo il New England Journal of Medicine il tasso di mortalità dell’epidemia è oggi del 70,8 per cento. Una situazione a dir poco allarmante.
Ecco perché le associazioni chiedono un aiuto economico straordinario, affinché possano continuare a dare assistenza agli ammalati, affiancare le forze dell’ordine nelle operazioni di isolamento, ma soprattutto garantire ai propri operatori di lavorare in condizioni di sicurezza. Uno dei problemi dell’epidemia è infatti causato dal fatto che chi presta le cure rischia a sua volta di ammalarsi, il che, oltre a essere un evento drammatico in sé, è anche una sciagura per le tante persone che si recano nei centri sanitari per ricevere assistenza. «Il Cuamm gestisce due centri di isolamento – si legge nella missiva –: uno nell’ospedale di Pujehun, l’altro a Zimmi, 150 miglia da Pujehun che a causa delle pessime condizioni delle strade si percorrono in sei ore di fuoristrada. I centri di isolamento sono pronti ad accogliere i casi sospetti. “È stato deciso che tutti i malati che si sono nascosti in questi tre mesi avranno cure gratuite – scrive Clara Frasson, assistente sanitaria capo progetto di Medici con l’Africa Cuamm in Sierra Leone –. Abbiamo organizzato due stanze nel main hospital e due stanze in maternità per accogliere mamme e bambini. Gli infermieri ci sono tutti. Siamo tutti pronti. Ci aspettiamo che arrivi un grande afflusso di casi soprattutto tra domani e domenica. Di che cosa c’è bisogno? Serve tanto lavoro. E ha iniziato a scarseggiare anche il cibo, oltre che i farmaci e i materiali di protezione che si consumano in quantità».
Di tenore simile la sintesi contenuta nell’altra lettera, quella dell’ufficio per le Missioni e la Cooperazione Internazionale dell’Ordine dei Fatebenefratelli: «Per poter mantenere aperti i due ospedali è necessario disporre di risorse umane, materiali ed economiche. In entrambi dobbiamo continuare a mantenere il funzionamento, e a sostenere il costo del personale anche durante il periodo della chiusura, tenendo conto che attualmente non hanno introiti e che ciò potrebbe protrarsi anche per diverso tempo. Per questa ragione, nel mese di luglio abbiamo lanciato una campagna a tutto l’Ordine, chiedendo la vostra solidarietà e la vostra generosità nei confronti di questi centri e della popolazione liberiana e della Sierra Leone. Stiamo poi estendendo la campagna fuori dall’Ordine, con diversi organismi della Chiesa e della società civile, che hanno mostrato la propria disponibilità ad aiutarci, sia economicamente sia mettendo a disposizione del materiale sanitario».
Ecco come si può aiutare la missione di Medici con l’Africa Cuamm:
• Con 10 euro assicuri materiale informativo e di sensibilizzazione alla popolazione locale
• Con 20 euro garantisci il trasferimento del paziente sospetto dalle unità periferiche all’ospedale
• Con 30 euro copri i costi di analisi e test di controllo
• Con 100 euro assicuri i kit completi di protezione individuale: guanti, occhiali, camice, maschera, copri scarpe o stivali, copricapo
Causale: Emergenza Ebola
c/c postale 17101353 intestato a Medici con l’Africa Cuamm
IBAN: IT 91H0501812101000000 107890 per bonifico bancario presso Banca Popolare Etica, PD
www.mediciconlafrica.org