Ha generato una certa preoccupazione uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, che riportava legami tra il consumo di eritritolo, un sostituto dello zucchero, e l’aumento del rischio cardiovascolare. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto è importante definire i contorni dello studio. Come spiega il New York Times, i ricercatori hanno esaminato i livelli di eritritolo nel sangue di circa 4 mila persone provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa, scoprendo che i soggetti con la più alta concentrazione di questo sostituto dello zucchero nel sangue avevano maggiori probabilità di avere un ictus o un attacco cardiaco. Prima di proseguire oltre bisogna però specificare che i partecipanti erano persone per lo più di età superiore ai 60 anni, che avevano già o erano ad alto rischio di malattie cardiovascolari a causa di patologie come il diabete e l’ipertensione.

D’altro canto, i ricercatori hanno anche scoperto che l’eritritolo, se somministrato ai topi, favorisce la formazione di coaguli nel sangue. Questo sembra valere anche per il sangue e il plasma umani.

Fatte queste premesse, la conclusione del gruppo di ricerca è duplice. Da un lato si riconosce che sono necessari ulteriori studi sugli effetti a lungo termine dei sostituti dello zucchero sulla salute degli esseri umani. Dall’altro, a prescindere dallo studio in questione, non ci sono prove sufficienti per dire che essi siano davvero sicuri.

Come dicevamo, lo studio presenta alcuni limiti. Innanzitutto, la maggior parte dei partecipanti era affetta da malattie cardiovascolari o presentava molteplici fattori di rischio, il che potrebbe avere falsato i dati.

Inoltre, pur avendo riscontrato un’associazione tra l’eritritolo e l’aumento del rischio cardiovascolare, lo studio non ha dimostrato che il composto in sé abbia causato ictus e attacchi cardiaci. Detto questo, gli esperti sentiti dal Times concordano sul fatto che i risultati siano abbastanza rilevanti da meritare ulteriori indagini.

Alcuni studi passati che hanno esaminato i potenziali legami tra i dolcificanti artificiali e il cancro e le malattie cardiovascolari hanno concluso che tali sostanze chimiche possono aumentare il rischio di queste patologie, anche se non di molto. In ogni caso, ribadiscono che sono necessarie ulteriori ricerche.

Uno dei problemi di questo tipo di analisi è che l’alimentazione umana è un fenomeno molto complesso, ed è quindi molto difficile, anche una volta individuata una correlazione, stabilire che un singolo alimento sia la causa di un problema specifico. Probabilmente, ha detto una ricercatrice non coinvolta nello studio, continueranno a uscire studi che “dimostreranno” che l’eritritolo è «buono, cattivo o indifferente». Il punto è continuare a indagare.

È possibile che persone che soffrono di patologie come il diabete o l’obesità usino i dolcificanti artificiali per cercare di ridurre lo zucchero. Per queste persone, prodotti come l’eritritolo possono essere uno strumento importante nella gestione del peso e nel controllo della glicemia. Tuttavia, i ricercatori suggeriscono che, in attesa di una maggiore produzione di conoscenza scientifica sul fenomeno, quando possibile si scelgano soluzioni diverse, soprattutto se si è soggetti a rischio di patologie cardiovascolari.

(Foto di Faran Raufi su Unsplash)

Può funzionare ancora meglio

Il sistema trasfusionale italiano funziona grazie alle persone che ogni giorno scelgono di donare sangue, per il benessere di tutti. Vuoi essere una di quelle persone?

Si comincia da qui