Normalmente siamo portati a pensare all’errore come a una cosa da evitare il più possibile. Lo associamo al fallimento, alla frustrazione, al giudizio altrui. E invece nella storia ha avuto un ruolo importante nelle maggiori scoperte, scientifiche e non. Il libro di Pietro Greco Errore ripercorre l’evoluzione del concetto nella storia. Di seguito riportiamo uno stralcio della recensione che ne ha fatto Cristiana Pulcinelli su Micron.
Parte da lontano Pietro Greco, in particolare da Agostino d’Ippona per il quale l’errore era semplicemente il male, o meglio l’assenza del bene, e, dopo un breve excursus tra le varie concezioni dell’errore proposte dai filosofi del passato, riassume dieci dei più importanti errori commessi da grandi scienziati.
Il primo racconto riguarda Cristoforo Colombo che partì da Palos con le tre caravelle quel famoso 3 agosto del 1492 proprio a causa di un errore. Si trattava di un errore commesso non da lui, o almeno non in prima istanza da lui, ma da Tolomeo nel II secolo dopo Cristo. Il grande matematico e astronomo, che passò alla storia per il modello del cosmo noto appunto come tolemaico, fu anche autore di una Geografia che forse è il primo testo a proporre una geografia scientifica, basata sulla geometria. Tuttavia, anche Tolomeo geografo (oltre al Tolomeo astronomo, come sappiamo) commise un errore: rimpicciolì la Terra, attribuendole un diametro del 30% più piccolo di quello che conosciamo oggi. L’errore di Tolomeo è strano in quanto ben quattrocento anni prima Eratostene di Cirene aveva raggiunto un risultato molto più vicino alla realtà: il diametro della Terra misurato da Eratostene differisce da quello accettato oggi solo dell’1% .
Perché Tolomeo sbagliò? Il libro di Greco spiega quello del grande matematico come un errore da perdita di memoria, ma non abbiamo spazio per raccontarlo qui. Sta di fatto che Colombo, proprio grazie all’errore di Tolomeo (e probabilmente grazie anche a qualche altro errore di calcolo farina del suo sacco) scoprì l’America, perché – dice Greco – se il navigatore genovese avesse conosciuto la reale distanza che separa l’Europa dall’Asia, il viaggio per raggiungere le Indie via mare sarebbe stato improponibile.
(Foto di Patrick Tomasso su Unsplash)