Uno studio pubblicato di recente ha stabilito che non ci sono legami diretti tra il consumo totale di zuccheri e l’insorgenza del diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. Restano i legami indiretti, dovuti al consumo totale di calorie e a una dieta non equilibrata. Lo studio, di cui ha scritto sulla Stampadi ieri Giorgio Calabrese (docente universitario specializzato in scienze dell’alimentazione), è uscito sull’American Journal of Epidemiology, e qui si può consultare liberamente l’abstract. La ricerca si basa su un’indagine durata 16 anni, con una prima rilevazione nel 1993 e un follow-upnel 2000, e ha previsto l’analisi dei biomarcatori dello zucchero nelle urine di 82.254 donne.
A quanto pare, i risultati di ricerche precedenti, che suggerivano una correlazione diretta, contenevano un problema di rilevazione, basato su dati self-reportedda parte dei partecipanti. Non misurazioni oggettive dunque, ma questionari compilati dagli intervistati. Confrontando i marcatori delle urine e gli indici di insorgenza delle patologie in questione, si è rilevato che questi ultimi non aumentano all’aumentare del consumo di zuccheri. La correlazione resta quando c’è invece una generale assunzione eccessiva di calorie.
Maneggiare con prudenza
Attenzione però: queste conclusioni non si traducono in un “via libera” all’assunzione sfrenata di zuccheri. Restano valide, fino a prova contraria, le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che prescrivono un consumo massimo di zuccheri liberi non superiore al 10 per cento dell’apporto calorico quotidiano. Importante la distinzione tra zuccheri liberi e zuccheri totali: mentre i secondi sono quelli contenuti naturalmente in certi alimenti (nella frutta, per esempio), i primi sono aggiunti artificialmente durante la lavorazione dei prodotti alimentari, e risultano quindi immediatamente disponibili all’organismo una volta assunti (ma sono “liberi” anche quelli estratti a seguito di un processo di trasformazione, come quando da una mela si estrae solo il succo). Una bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola, per intenderci, ne contiene 54 grammi. Vuol dire che bevendola si è già oltre le dosi giornaliere raccomandate, ed è difficile che nel corso della giornata non si assumano altri zuccheri. Ecco perché bisogna farne un consumo moderato, se non si vuole rischiare di andare in sovrappeso o aumentare la probabilità di sviluppare carie. Il senso di questa raccomandazione è spiegato in un altro articolo pubblicato ieri sul giornale di Torino, a firma di Nicla Panciera, giornalista scientifica: «Come sostiene l’American Heart Association, [gli zuccheri aggiunti] “contribuiscono a un’alimentazione ad alto contenuto calorico, ma povera di nutrienti, e aumentano il rischio di sviluppate obesità, malattie cardiovascolari, ipertensione, tumori associati all’obesità e carie”. I cardiologi americani ribadiscono che, “sebbene in una dieta sana, gli zuccheri aggiunti possano essere consumati in piccole quantità, ben pochi bambini si mantengono entro questi limiti: ecco perché si tratta di un obiettivo di salute pubblica”».
Limitare gli zuccheri nella dieta dei più piccoli
Per quanto riguarda i più piccoli, è bene dunque agire complessivamente per fare in modo che siano più spesso a contatto con cibi sani e contenenti pochi zuccheri liberi. Seppure infatti le calorie sono pur sempre calorie, qualunque sia la loro fonte, un’eccessiva esposizione verso bevande e cibi zuccherati li renderanno più golosi di quei prodotti, aumentando il rischio di portarli verso una dieta sbilanciata. Bisogna inoltre fare attenzione alle etichette dei prodotti, che attualmente non prevedono una distinzione tra gli zuccheri naturalmente contenuti nel cibo e quelli aggiunti artificialmente (o estratti e quindi liberi). Sarebbe interessante che in futuro si lavorasse a livello politico per introdurre l’obbligo di indicarli separatamente, in modo che il consumatore sia maggiormente consapevole di ciò che sta per acquistare (e magari si faccia delle domande sulla differenza tra zuccheri totali e zuccheri aggiunti). In alcuni Paesi si è cominciato a tassare le bevande gasate zuccherate per disincentivarne il consumo sfrenato. Non è detto che sia la strada giusta, ma in ogni caso sarebbe importante impegnarsi per educare a un consumo più consapevole da parte dei cittadini, e per fare in modo che questi non siano indotti ad acquistare cibi meno sani e con più zuccheri aggiunti anche perché attratti da un prezzo più basso.
(Foto di Patrick Fore su Unsplash)