Meno cose si sanno di Ogm, più si pensa di saperne. Più si pensa di saperne, più si è preoccupati o apertamente contrari al loro utilizzo in agricoltura e nell’alimentazione. Lo dicono i risultati di uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour il 14 gennaio e condotto da un gruppo di ricercatori guidato da Philip M. Fernbach (di cui avevamo parlato poco meno di un anno fa per il suo libro L’illusione della conoscenza).

La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti su un campione rappresentativo della popolazione, e poi replicata con gli stessi metodi in Francia e Germania. Inizialmente ai partecipanti è stato chiesto di misurare la propria attitudine verso il problema, valutando su una scala numerata il loro livello di opposizione e preoccupazione verso gli Ogm (dalle due misure si è ricavato un indice unitario denominato “estremismo dell’opposizione”). Poi è stato chiesto loro di dare un’autovalutazione delle proprie competenze sull’argomento. Infine, è stata misurata la competenza oggettiva sulla materia con un test composto da 15 domande vero-falso. Ciò che si è scoperto è illustrato dal grafico che trovate di seguito.

Clicca sull’immagine per ingrandire.

I tre grafici sulla prima riga indicano la correlazione tra l’“estremismo dell’opposizione” e il grado di conoscenza oggettiva. Come si può vedere, al crescere della contrarietà agli Ogm diminuisce la competenza (in maniera molto drastica soprattutto negli Stati Uniti). La seconda riga di grafici misura sulle X lo stesso indice, e sulle Y l’autovalutazione dei partecipanti sui propri livelli di conoscenza. Qui la correlazione è opposta: più si pensa di saperne, più si è contrari e preoccupati verso il tema.

L’agenzia quebecchese Science Presse ha commentato i risultati criticando il modo in cui è stata rilevata la conoscenza oggettiva dei partecipanti. Delle 15 domande, fa notare l’autore dell’articolo, solo cinque riguardavano la genetica. Il materiale di valutazione delle conoscenze reali dei partecipanti sarebbe quindi troppo povero. Su questo non sappiamo dire di più, ma certamente le rilevazioni dello studio sono in continuità con quanto viene rilevato dalla psicologia sociale e cognitiva già da molti anni.

È noto infatti agli studiosi il cosiddetto fenomeno Dunning-Kruger, dal nome degli scienziati che per primi lo formalizzarono. Come sintetizza un articolo del Guardian, tale effetto consiste nell’incompetenza dei soggetti incompetenti di riconoscere la propria incompetenza. Un caso di studio che ha fatto scuola è stato quello di un ladro, McArthur Wheeler, che nel 1995 rapinò due banche a Pittsburgh, in pieno giorno e senza prendere alcuna precauzione. Una volta catturato, si è detto sorpreso perché, essendosi cosparso il volto di succo di limone, era convinto di essere invisibile alle telecamere. Un equivoco dato, sembrerebbe, dal fatto che il succo di limone viene usato anche come “inchiostro invisibile”. «Gli estremisti soffrono di uno sbilanciamento – ha detto Fernbach –. Se non sai granché di un argomento, è difficile dire quanto ne sai. La sensazione di comprensione che hanno queste persone li blocca dall’imparare come stanno le cose realmente. L’estremismo è un meccanismo perverso in questo senso».

(Foto di Markus Spiske su Unsplash)