Di riscaldamento climatico si sta parlando molto negli ultimi tempi, ma il fenomeno è conosciuto e osservato da secoli. Il merito di averne capito le cause è attribuito ad alcuni scienziati europei della metà del diciannovesimo secolo, tuttavia si è scoperto che una scienziata non professionista statunitense, Eunice Foote, ci era arrivata per prima, ma i suoi studi sono stati ignorati. Si tratta di una storia importante perché mette in gioco il ruolo delle donne nella scienza, la percezione dell’emergenza climatica negli Stati Uniti e il modo in cui sarebbe potuta evolvere se si fosse dato maggiore risalto allo studio di Foote.

Fourier, Foote, Tyndall

Già nel 1800 ci si era accorti che l’abbattimento sistematico delle foreste negli Stati Uniti dell’Est era associato a un aumento delle temperature e che l’avanzata dei pionieri verso Ovest creava cambiamenti climatici. Tuttavia la comprensione delle cause di tali cambiamenti era sconosciuta, e la discussione tra scienziati era tutta incentrata in Europa. Negli anni ’20 dell’800, il francese Joseph Fourier aveva scoperto l’effetto serra accorgendosi che i gas atmosferici intrappolavano il calore solare. Fu poi l’irlandese John Tyndall a identificare il vapore acqueo atmosferico e l’anidride carbonica (CO2) quali componenti principali nell’assorbimento delle radiazioni termiche. Ma in realtà, come si legge su Nautilus, Eunice Foote  era riuscita a dimostrare in un esperimento di laboratorio il ruolo del vapore acqueo e dell’anidride carbonica nella cattura dei raggi solari, e lo riportava in un articolo presentato nel 1856, riportato alla luce solo nel 2011. Bisogna considerare che a quei tempi il riscaldamento globale non era un problema riconosciuto. I livelli medi di CO2 nell’atmosfera erano di 290 parti per milione, contro le oltre 400 di oggi.

Chi era Eunice Foote

Eunice Foote (il suo cognome da non sposata era Newton) nacque nel 1819 in una fattoria del Connecticut e fu allevata principalmente dalla sorella maggiore, crescendo a nord di New York. Alcuni fattori contribuirono al suo interesse per le scienze. Su tutte la possibilità di frequentare, tra i 17 e i 19 anni, una scuola femminile nella città di Troy, fondata dalla femminista Emma Willard, che era una delle due scuole al mondo dotate di un laboratorio chimico totalmente dedicato alle studenti. Questo le diede la possibilità di sviluppare le proprie conoscenze e competenze, e di stare a contatto con altri scienziati anche dopo la fine degli studi. Il suo percorso la portò, nel 1856, alla pubblicazione di un articolo scientifico dal titolo “Circostanze che influenzano il calore dei raggi solari”. Fu presentato a un incontro dell’American Association for the Advancement of Science, ma non da lei. Fu Joseph Henry, lo scienziato americano più noto di allora, a introdurlo e leggerlo. Inoltre, l’articolo non fu inserito nel verbale della riunione. Due particolari, questi ultimi, che evidenziano quanta discriminazione ci fosse all’epoca verso le donne impegnate nella scienza. Nonostante questo, nell’immediato l’articolo ebbe una certa fortuna e fu ripreso anche da giornali non specialistici. È probabile quindi che Tyndall ne fosse a conoscenza quando portava avanti i propri studi, ma nonostante questo non citò mai il lavoro di Foote nella bibliografia delle proprie ricerche. Non essendo stato più ripreso all’interno della comunità scientifica, l’articolo fu quindi dimenticato finché, nel 2011, non vi si imbatté per caso un geologo in pensione, Raymond Sorenson. La storia degli studi sul riscaldamento globale sarebbe potuta essere molto diversa se lo studio di Foote avesse ricevuto maggiori attenzioni, e sapere che un passaggio fondamentale si doveva a una donna avrebbe fatto una certa differenza. Viene da chiedersi quante altre Eunice Foote ci siano state nella storia della scienza, e quanti dei loro studi e articoli giacciano dimenticati (talvolta volutamente) in qualche archivio.

(Foto di Patrick Tomasso su Unsplash)