In un articolo pubblicato su Le Monde (tradotto in italiano da Presseurop), la redazione del quotidiano parigino cita i casi di tre sistemi politici (quello italiano, spagnolo e francese) che in ragione di alcuni fatti piuttosto scandalosi emersi negli ultimi mesi (e nel caso italiano confermati negli ultimi giorni) si stanno dimostrando inadatti a gestire (per non dire combattere) il fenomeno della corruzione. In tutti e tre i casi, personaggi politici di governi in carica o passati, o comunque di partiti di destra come di sinistra si sono trovati implicati in vicende che gettano un’ombra inquietante sulla reale volontà, da parte delle persone coinvolte, di lottare per sconfiggere il fenomeno della corruzione, avendo dimostrato di non essere propriamente dei modelli etici di riferimento sull’argomento.

Nel finale dell’articolo, la conclusione cui si giunge è che «Se questo deleterio clima politico dovesse perdurare, a maggio 2014 si rischia di assistere a un’affermazione dei populismi». Che di fatto non è una “minaccia” nuova ,visto che nei periodi in cui i partiti tradizionali di destra e sinistra (e centro, dove c’è) non sembrano in grado di esprimere proposte credibili, capita che una larga parte dell’elettorato, delusa su tutti i fronti e con la convinzione di non avere ormai più niente da perdere, affidi il suo voto a formazioni che si collocano su un piano cosiddetto anti-sistema. È accaduto in Italia con la Lega dopo Tangentopoli, e poi ancora con il Movimento 5 Stelle dopo la fine della scorsa legislatura. Il problema, o uno dei problemi, è che per evitare questa “deriva” verso l’anti-politica o il populismo, spesso si costringono i cittadini ad accettare soluzioni che hanno molti più aspetti di anti-politica rispetto ai partiti che così vengono definiti. Per capirci basta una fotografia dell’attuale situazione italiana. Il governo di larghe intese è la soluzione che nessuno voleva, ma tutti temevano. Scaduti ieri i primi 100 giorni dell’esecutivo guidato da Enrico Letta, sono da sottolineare più le decisioni rinviate di quelle prese. Come fa notare il Sole 24 Ore restano aperti nodi come l’Imu, l’aumento dell’iva, il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione, per non parlare della legge elettorale o delle modalità di finanziamento dei partiti. Nel centrodestra, si assiste poi a una presa di posizione radicale contro la magistratura, atteggiamento che non sarebbe esagerato definire anti-sistema.

Tutto sommato, a differenza della Lega degli esordi, il Movimento 5 Stelle si pone in un’ottica garantista della Costituzione, per esempio manifestando la volontà di ridare peso al Parlamento, che la consuetudine ha svuotato della sua prerogativa legislativa a favore della pratica della decretazione d’urgenza diffusa da decenni in governi d’ogni colore. E poi parliamoci chiaro, il debito pubblico non l’ha portato il M5S al 130 per cento del pil. Non che sia nostra intenzione tifare per l’una o l’altra fazione, lo ribadiamo per l’ennesima volta, ma agitare adesso lo spauracchio dei populismi è troppo facile, dopo che da anni si evita di affrontare i problemi del Paese, spostando l’attenzione sempre su altro. È reale quindi il rischio rilevato da Le Monde, che sottolinea come gli «“affari” avvelenino la vita politica del continente. Con il rischio di cancellare la fiducia nella democrazia». Ma sono azioni concrete quelle da proporre, e che possibilmente vengano da persone diverse da quelle che non hanno mantenuto le promesse fatte negli ultimi trent’anni, non il solito ricatto “o noi o il disastro”. Siamo sicuri che l’antidoto al paventato disastro non ne stia causando uno altrettanto grave e dagli effetti difficili da arginare?