È una buona idea tagliare i fondi del Consiglio europeo della ricerca (ERC) proprio nel mezzo di una pandemia? La risposta è piuttosto ovvia, e infatti il presidente dell’ente europeo, Jean-Pierre Bourguignon, viene descritto come “furioso” su Nature, magazine che a sua volta si è schierato contro il taglio del fondo. La misura, che dovrà essere confermata a giorni, è il riflesso delle difficoltà generali che sta attraversando l’Europa a causa della pandemia. L’Unione europea elabora piani di finanziamento settennali e proprio nel 2021 inizierà il prossimo piano, che durerà fino al 2027. Il finanziamento dell’ERC è una costola del programma Horizon 2020 (che dall’anno prossimo si chiamerà Horizon Europe), la parte di fondi dedicati ai progetti di ricerca. Nel 2018, quando si facevano le prime ipotesi sul piano 2021-2027, la proposta della Commissione europea era di aumentare il fondo dedicato a Horizon da 80 a 94,1 miliardi di euro. Ma a luglio di quest’anno i leader europei sono tornati sui propri passi, puntando a mantenere la cifra quasi invariata (81 miliardi), includendo un fondo da 5 miliardi di euro per la ricerca legata al coronavirus. Di conseguenza, anche il budget dell’ERC sarà ridotto di circa 1,3 miliardi rispetto ai 14,7 proposti dalla Commissione nel 2018. Con 2,5 milioni di casi di coronavirus e 142 mila morti complessivi, ci chiediamo se sia il momento ideale per ridimensionare questo capitolo del bilancio comunitario. C’è da dire che il tipo di ricerca che finanzia l’ERC, quella di base, ha effetti più indiretti rispetto a quella applicata, con ricadute che fanno meno presa su chi decide dove destinare i fondi, ossia la politica. Al contrario, molti progetti finanziati nell’ambito di Horizon Europe riguardano temi come la ricerca sul cambiamento climatico o sul cancro. L’ERC finanzia un tipo di ricerca più “astratta”, per così dire, ma non per questo meno necessaria, visto che poi serve da supporto per quella applicata.

Una rara storia di successo

L’ERC è stato creato nel 2007, e da allora ha avuto un approccio improntato alla ricerca pura, seguendo come criterio la qualità dei progetti ricevuti, a prescindere dal tema. A differenza di organismi più politici non ha infatti dei particolari temi o indirizzi che cerca di spingere. Il criterio di base è l’eccellenza. E i risultati si vedono: 180 progetti finanziati dall’ERC si sono già rivelati utili per affrontare l’emergenza sanitaria. L’ERC si muove su standard “stellari” a detta di altre agenzie di ricerca di base. Secondo un report, quasi un quinto dei suoi progetti ha portato a scoperte importanti e più della metà è servito a determinare progressi scientifici consistenti. L’annuncio di questo taglio arriva in un momento già piuttosto turbolento per l’ERC. Come avevamo raccontato, ad aprile l’allora presidente Mauro Ferrari, che si era insediato a gennaio, ha deciso di dare le dimissioni, in polemica con il Consiglio, che poi ha risposto a sua volta alle critiche. Nonostante queste difficoltà interne l’ERC rappresenta qualcosa di molto raro nelle esperienze di finanziamento della ricerca, come sottolinea Nature. «Le sue sovvenzioni hanno avuto un impatto profondo sulla qualità della ricerca in Europa, aiutando molti ricercatori a crescere e sviluppare il proprio talento. Si tratta di un patrimonio necessario per affrontare le crisi di oggi, e quelle di domani».