Finalmente è pronto l’accordo fiscale tra Italia e Svizzera per la caduta del segreto bancario. Dal primo di marzo il fisco italiano avrà libero accesso alle informazioni sui conti correnti degli italiani che hanno depositato il proprio denaro in banche elvetiche per approfittare del regime fiscale agevolato applicato dalla confederazione. Sulle pagine di ZeroNegativo si chiedeva da tempo un intervento in tal senso, per dare una soluzione definitiva e trasparente a questo tipo di evasione fiscale. Negli anni la politica ci ha prospettato interventi provvisori e poco efficaci come i cosiddetti “scudi fiscali”, che permettevano di fare rientrare i capitali estinguendo il reato e pagando una piccola percentuale dei soldi dovuti allo Stato. Permanendo però il segreto bancario, il problema restava perché, se anche l’evasore avesse deciso di fare rientrare una parte dei propri capitali, magari per dare un’impressione di collaborazione con l’erario, poi nessuno poteva chiedergli conto di eventuali altri soldi ancora depositati in Svizzera.
Ora le cose cambiano, perché la caduta del segreto è un fatto che avrà ripercussioni a lungo termine. L’Italia introduce anche l’opzione della voluntary disclosure per gli evasori, che avranno tempo fino a settembre per dichiarare e riportare in Italia i propri capitali, usufruendo di sconti sulla pena inflitta ed evitando le sanzioni penali (non viene quindi cancellato il reato, ma solo ridotta l’ammenda applicata). La Svizzera esce così dalla black list dei Paesi non affidabili per il suo sistema fiscale poco trasparente e sarà più semplice per le aziende italiane fare affari con imprese che stanno al di là del confine. Sarà tra l’altro possibile ottenere piena deducibilità fiscale per i costi sostenuti dall’Italia verso professionisti svizzeri.
Per quanto riguarda la voluntary disclosure, spiega Tommaso Di Tanno su lavoce.info, due sono sostanzialmente gli sconti previsti per chi si ravvede: «a) la riduzione dei periodi d’imposta su cui calcolare il costo (imposte, sanzioni e interessi) da 10 a 5 anni; b) la riduzione delle sanzioni concretamente applicabili dal 6 per cento (in alcuni casi 5 per cento) annuo al 3 per cento (cfr. articolo 5-quinqies, comma 7, del decreto legge 167/1990, come modificato dall’articolo 1 della legge 186/2014)». La ratifica degli accordi, prevede il Sole 24 Ore, non arriverà prima del 2017, ma questi avranno piena applicabilità già nei prossimi mesi. Tale importante novità si accompagna all’introduzione del reato di autoriciclaggio, in vigore in Italia dal primo gennaio e che in Svizzera sarà perseguito a partire dal primo luglio. «Notizia pessima – prosegue Di Tanno – sia per l’evasore italiano che per le banche svizzere perché questo reato ha natura permanente e, quindi, vale oggi anche per ricchezze costituite con evasioni fiscali molto antiche e magari non più perseguibili per prescrizione dei relativi reati tributari. Ma che diverrebbero ora di nuovo perseguibili sotto il diverso profilo dell’autoriciclaggio (e, per quanto attiene alle banche svizzere, per concorso nello stesso)».
Dopo tanti anni di trattative e promesse (formulate da molti ministri dell’economia dei molti governi che si sono succeduti in questi anni di instabilità politica nel nostro Paese) arriva un accordo che potrebbe davvero far cadere una barricata importante che l’evasione fiscale ha eretto contro i controlli dello Stato italiano. Ricordiamocelo quando, per l’ennesima volta, la politica ci proporrà un altro “uovo oggi”, perché la “gallina domani” sembra una sfida troppo grande, per cui non vale la pena battersi. Apprezziamo la riuscita della trattativa e aspettiamo di sapere, tra alcuni mesi, quale sarà l’efficacia di un accordo che potrebbe essere un risultato storico.