Buone notizie e qualche preoccupazione in materia di barriere architettoniche fuoriescono dal grande calderone dell’Expo2015. La buona notizia è che Milano sembra avere intenzione di diventare una città universalmente accessibile, adottando il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (Peba). Il provvedimento è stato varato in Comune in questi giorni e prevede una serie di interventi strutturali, che iniziano con una mappatura della città, per individuare le aree critiche del capoluogo lombardo, quartiere per quartiere, edificio per edificio. Il programma prevede un budget complessivo di 16,5 milioni di euro, così ripartiti: «6,5 milioni di euro per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e nelle scuole e per l’adeguamento delle fermate dei mezzi pubblici. Inoltre sono in arrivo gli appalti per ulteriori 2 milioni di euro per l’eliminazione delle barriere stradali. Il Comune ha già stanziato 8 milioni di euro per l’abbattimento delle barriere architettoniche in metropolitana. Saranno così realizzati 8 nuovi ascensori e verrà effettuata la manutenzione straordinaria di scale mobili e ascensori in oltre 60 fermate». Il Piano prevede la partecipazione delle associazioni del terzo settore, dalle quali arrivano proposte e indicazioni importanti per il Comune, tra cui un articolo che prevede le «attività di tipo commerciale, ricettivo, culturale, sportivo e per lo spettacolo, aperte al pubblico» che non siano dotate di ingresso accessibile siano costrette a provvedere, anche con una soluzione di tipo provvisorio, entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento.
La task force incaricata di fare la mappatura dovrebbe essere istituita, secondo l’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, entro il 31 marzo. Il lavoro di censimento sarà terminato «entro un anno». Qui sorge qualche perplessità. Ma come, l’Expo inizierà il 1° maggio 2015 e la mappatura potrebbe terminare il 31 marzo dello stesso anno? Considerando le implicazioni burocratiche di questi interventi, le tempistiche per indire e portare a termine le gare d’appalto, nonché i tempi necessari alla realizzazione dei lavori, ci sembra molto difficile (per usare un eufemismo) che la città possa essere pronta ad accogliere i previsti 200mila turisti con disabilità che si aspettano per l’Expo. Il problema non riguarda solo la città di Milano in sé, ma anche i mezzi pubblici necessari a raggiungerla e a muoversi al suo interno. In una nota diffusa da Redattore Sociale si legge che «Trenord, Trenitalia, Grandi Stazioni, Sea e Atm ancora non hanno condiviso insieme un piano per la gestione dei mezzi pubblici». E cosa aspettano?
Onestamente, ci lascia perplessi che se ne stia parlando ora, a poco più di un anno dall’inizio della manifestazione che dovrebbe rilanciare l’economia e il turismo, nonché l’immagine dell’Italia nel mondo. Saremo fuori dalla realtà, ma ci sembra che un piano così ambizioso e lodevole per la città andasse lanciato molto tempo fa, prendendosi i tempi giusti per realizzare interventi strutturali e duraturi. Altrimenti il rischio è di rattoppare in tutta fretta qualche buca, aggiungere rampe qua e là, costruire un paio di ascensori. Giusto per dire che, come al solito, da buoni italiani ci siamo organizzati male ma ci abbiamo messo il cuore per dare accoglienza a tutti. Però poi l’Expo passa, e i problemi della città se li tengono i cittadini.