Mentre in Italia e in vari altri paesi europei procede la somministrazione della terza dose (o dose di richiamo, o booster) dei vaccini contro il COVID-19, in alcuni paesi si sta già procedendo alla quarta. I dati a disposizione suggeriscono che un’ulteriore richiamo abbia un effetto nel rinforzare la protezione nelle persone immunodepresse, ma il mondo scientifico si interroga sul fatto che la strada dei continui richiami generalizzati sia auspicabile e praticabile.
«Siamo in un territorio totalmente inesplorato per la vaccinologia», ha dichiarato a Nature l’immunologo dell’Imperial College di Londra Danny Altmann. «Ci siamo ritrovati de facto in un programma di richiami periodici di vaccina mRNA come misura di emergenza, ma non sembra questa la via da seguire nel lungo periodo».
All’inizio di gennaio 2022, spiega l’articolo, Israele ha iniziato a somministrare la quarta dose di vaccino alle persone anziane e immunodepresse e agli operatori sanitari, nella speranza di proteggere i gruppi vulnerabili da un’ondata di infezioni da Omicron.
La settimana scorsa, i dati preliminari provenienti da Israele hanno rivelato che in effetti una quarta dose riduce il rischio di infezione e di malattia grave. Ma i ricercatori stanno discutendo sul fatto che la terza dose sia sufficiente a garantire un’immunità duratura contro Omicron e le future varianti nella maggior parte delle persone, o se saranno necessarie una quarta dose o richiami regolari, come per l’influenza.
La risposta dipende dall’effetto desiderato. Bisogna decidere se l’obiettivo è prevenire le infezioni e rallentare la trasmissione del virus, oppure ridurre le conseguenze gravi della malattia ed evitare le ospedalizzazioni. Secondo alcuni scienziati, dosi ulteriori di vaccino potrebbero ampliare la risposta immunitaria abbastanza da permettere all’organismo di riconoscere nuove varianti. La maggior parte della comunità scientifica concorda però sul fatto che c’è bisogno di nuovi vaccini che offrano una protezione più ampia contro le varianti future.
I dati da Israele – raccolti tra giugno e novembre dello scorso anno, quando Delta era dominante – indicano che l’immunità data da un terzo richiamo di vaccini mRNA svanisce entro pochi mesi, rispecchiando il declino rilevato dopo due dosi. I dati dal Regno Unito, raccolti alla fine del 2021, suggeriscono che l’immunità garantita dai richiami potrebbe diminuire ancora più velocemente contro Omicron che contro Delta.
Dato che la protezione offerta dai richiami potrebbe essere di breve durata, distribuire dosi infinite non è probabilmente una strategia globale percorribile o ragionevole a lungo termine. Per di più considerando che questo rischierebbe di avvenire a discapito delle persone non vaccinate nelle nazioni a basso reddito, dove spesso le campagne di vaccinazione non sono mai iniziate. In una dichiarazione rilasciata l’11 gennaio, l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che «è improbabile che una strategia di vaccinazione basata su ripetute dosi di richiamo della composizione originale del vaccino che sia appropriata o sostenibile».
Nel frattempo, oltre a Israele, anche paesi come Cile, Cambogia, Danimarca e Svezia hanno iniziato a offrire la quarta dose di vaccino ad alcune categorie di persone.
La protezione contro lo sviluppo di sintomi gravi garantita dai vaccini sembra più duratura rispetto all’immunizzazione dal contagio, ed è probabilmente dovuta alle cellule B e T, che restano in grado di combattere Omicron anche quando le difese anticorpali diminuiscono.
I dati provenienti da Stati Uniti, dal Regno Unito e Israele mostrano che una terza iniezione di un vaccino mRNA protegge la maggior parte delle persone dall’ospedalizzazione fino a cinque mesi contro Delta, e per tre mesi o più contro Omicron.
Alcuni studi suggeriscono però che per le persone che si sono immunizzate con vaccini a virus inattivi (come il CoronaVac e Sinopharm cinesi, ampiamente usati nelle nazioni a medio e basso reddito) potrebbero essere necessarie due dosi aggiuntive per combattere Omicron.
I primi dati sui vaccini specifici per Omicron sono attesi nei prossimi mesi, ma potrebbe essere troppo tardi data la rapidità con cui la variante si diffonde. Lo sviluppo di un vaccino “pan-coronavirus”, che copra tutti i ceppi e i virus correlati, sarebbe la soluzione migliore, ma non è ancora chiaro se sarà mai possibile.
(Foto di Daniel Schludi su Unsplash )
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