Il filosofo Luca Tedoldi racconta su Doppiozero.com il suo primo anno da insegnante, alle prese con le direttive e i corsi di formazione del Ministero dell’istruzione, e la realtà della scuola. Riportiamo un estratto del suo articolo.

1. Divieto dell’autoreferenzialità

Se a settembre un insegnante di Filosofia infarcisse la sua prima lezione di parole come “aporia”, “ontologia”, “paralogismo”, “trascendentale”, guadagnerebbe presto lo sconcerto e la noia degli uditori; se li esortasse a guardarsi dai caratteri ontici e dal nichilismo della metafisica, se esprimesse preoccupazione per l’evento della differenza in quanto connesso alla differenza dell’evento, incapperebbe perfino in una captatio malevolentiae. La filosofia non deve essere gabellata come l’arte del disorientamento e dell’elucubrazione fine a se stessa, anche se essa invita all’interrogazione costante, in sintonia con quanto dice Alessandro Bergonzoni: «Nessun domatore domerà mai le domande!».

Il primo punto che i docenti esperti insegnano a un pivello al primo anno da docente di filosofia è questo: se il suo fine è quello di insegnare il filo-sofare, ossia l’amore per il sapere e per la filosofia stessa, deve dimenticare la figura dell’insegnante autorevole di una volta e porre al centro della sua attenzione i suoi allievi, di ogni genere, disturbi specifici d’apprendimento e non. Non solo la disciplina che insegna, ma anche coloro a cui è rivolta, in virtù del necessario ponte tra di essi che è il modo in cui si insegna, il linguaggio e lo stile con cui intercettare adolescenti per i quali, è lecito supporre, il termine con cui questa disciplina d’insegnamento viene appellata è per lo più usato nell’espressione che chiede di portare pazienza allargando il campo del problema: “Prendila con filosofia!”, oppure in espressioni che ne banalizzano la densità, nella battaglia per la riduzione della complessità che la sottocultura pop attuale ingaggia e vince: la filosofia è sempre “di vita”, la saggezza è solo “in pillole”, ogni tentativo di approfondire è, sia detto senza sospendere la lotta contro il dominio del prosaico, masturbazione mentale.

Tutti parlano di scuola, tutti parlano di didattica, anche solo per evocare i paesi nordici che nei test europei si piazzano sempre ai primi posti, facendoci fare una figuraccia. Il MIUR ha preparato per noi neoassunti un itinerario articolato e preciso, che per chi come me fece la Scuola per l’abilitazione all’insegnamento (Silsis) presenta dei percorsi non inediti, ma certamente interessanti. Dunque, tentiamo di trovarlo questo ponte tra studenti d’oggi e complessità della disciplina filosofica.

2. Volare basso?

Se apriamo le prime pagine del Simposio leggiamo dello stupore di Agatone che invita al banchetto Aristodemo e si chiede come mai Socrate non si arrivato con lui. L’ospite inatteso risponde che Socrate si è fermato a meditare e che di certo in breve tempo si unirà ai suoi amici. Questo isolamento, al momento dell’incontro con il festeggiato Agatone, viene considerato un mezzo per “fare il pieno di sapienza”. Poi i due, Agatone e Socrate, stesi l’uno accanto all’altro, scherzano sull’idea che si possa trasmettere la sapienza per contatto fisico. Ai docenti di filosofia sono fortunatamente proibite entrambe le cose, isolamento e contatto. Tuttavia l’atmosfera, il tono e lo stile espressivo dei partecipanti al noto convito potrebbero insegnare molto ai docenti di oggi. Il Simposio mi veniva in mente tutte le volte che nelle lezioni dell’anno di prova si parlava di “ambiente d’apprendimento”. Ma questo stile dimesso te lo può ispirare anche uno studente, magari uno particolarmente spigliato, al cui ricordo è doveroso cedere la parola.

Il “vivi nascosto” di Epicuro, prof, è evidentemente la proposta di stare incollato davanti a uno schermo vita natural durante, lontano dalle relazioni faccia a faccia; a proposito: perché non registra tutte le lezioni su Youtube? Non c’è mica bisogno di vedersi tutti i giorni! Se vuole alla fine facciamo una pizzata! Basta che non ci trolla con qualche citazione dotta, se no fa la fine di Socrate, prof! Non mi dica che non esercito lo spirito critico! Com’era quella storia? Lo spirito critico contro lo spirito critico, no?

Si ricorda la mia domanda? Non mi dica di no perché so che le era piaciuta! Esiste un’idea di scuola nell’iperuranio? Sì, non lo neghi, ci deve troppo essere! Nel mondo delle idee c’è l’idea assoluta di compagna di classe, cioè Irina Shayk, senza dubbio. Direttamente dalla pubblicità di Intimissimi al banco qui accanto a me. Mimesi, metessi e parusìa qui di fianco. Poco intellegibile e troppa materia, dice? Ah, mi devo accontentare del pensiero? Ma davvero lei ha tutta quella fiducia nel pensiero? Come Parmenide? “L’essere è e non può…”.

Ecco, ti prego di fermarti qui, lo interrompo.

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