La notizia, lapidaria e asettica, è arrivata il 20 novembre. Il sito dell’Ansa la riferiva così: «Via libera della commissione Bilancio all’aumento da 250 a 400 milioni di euro del fondo per la non autosufficienza, compresa la Sla, per il 2015. I 150 milioni in più arrivano dal fondo per la famiglia, che passa da 298 a 148 milioni. Dal 2016 il fondo resta a 250 milioni. Lo prevedono emendamenti approvati come riformulati dal relatore». La Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) ha parlato di «doccia gelata», riferendosi a un provvedimento che, come chiesto dalle associazioni nelle scorse settimane, riporta effettivamente il fondo per le non autosufficienze alla cifra auspicata (anzi, va anche oltre), ma solo ora si scopre da quale altra voce di spesa saranno presi i soldi: dal fondo per la famiglia. Così, alle proteste di chi si batte per i diritti delle persone con disabilità, ora si aggiungeranno quelle delle organizzazioni che si occupano della famiglia, con il rischio di scatenare una “guerra tra poveri” per stabilire chi debba andare a coprire la coperta sempre troppo corta dei finanziamenti pubblici per il sociale.
A ciò si aggiunge il fatto che, secondo il testo votato dalla Commissione bilancio della Camera, il rifinanziamento del fondo non sarà strutturale, come promesso dal governo, ma dal 2016 il finanziamento tornerà ai 250 milioni contestati. «Se tale ipotesi trovasse conferma negli atti ufficiali – commenta Vincenzo Falabella, presidente della Fish – sarebbe un fatto gravissimo. Si preleva dal sociale per dare al sociale. Ma soprattutto qualcuno perde credibilità non solo di fronte a noi, ma di fronte al Paese. Contiamo quindi su una smentita ufficiale: il Fondo deve essere realmente strutturale e adeguato e, soprattutto, non si può sottrarre al sociale per dare al sociale. Si trovino altrove le coperture». Duro anche il commento di Salvatore Usala, del Comitato 16 novembre: «Se quell’istituzione che ci ha chiesto fiducia non ottempera a quanto concordato è un serio problema perché ci consegna un governo inaffidabile, un governo che fa il gioco delle tre carte». L’istituzione a cui fa riferimento Usala è proprio il governo, dato che il 4 novembre le rassicurazioni erano arrivate dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti (che aveva incontrato Fish e Fand) e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio.
Difficile credere che non fosse possibile trovare altrove i fondi promessi, salvaguardando l’importo complessivo delle risorse destinate al welfare e facendo economia altrove, per esempio sui costi della politica. Non stiamo parlando di cifre enormi per il bilancio di uno Stato, ma di soldi con cui si può fare tanto per migliorare la vita di molte persone. Come prevedevamo è arrivato il commento del presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti: «Niente di nuovo sotto il sole: le risorse per ampliare il Fondo per le non autosufficienza non arrivano dalla spending review sui costi della politica, non arrivano da qualche stipendio in meno ai grandi dirigenti dello Stato, non arrivano dalla cancellazione delle province o dalla cancellazione del Senato, ma arrivano da quei soldi che erano stati promessi al sostegno della famiglia».
Una promessa tira l’altra, chissà dove ci porterà questo rincorrersi di rassicurazioni. Ci auguriamo almeno che, se nei prossimi giorni ci sarà un intervento del governo per fare in modo che il Parlamento modifichi il testo nelle fasi successive della discussione, abbia cura di essere completo nelle informazioni che fornisce. L’eventuale futura promessa «non toccheremo il fondo per le famiglie», così formulata, non rassicurerebbe più nessuno.