L’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), un sistema di correnti oceaniche, svolge un ruolo fondamentale nel regolare il clima dell’Europa e del Nord America. Questo sistema di circolazione trasporta acqua calda e salata verso nord, influenzando i modelli meteorologici e mantenendo temperature relativamente miti in Europa. Tuttavia, da tempo ci sono preoccupazioni riguardo alla sua stabilità di fronte ai cambiamenti climatici. Un recente studio pubblicato su Nature Communications getta nuova luce sul comportamento di questo sistema.

Ricerche precedenti hanno suggerito che l’AMOC si sia indebolito negli ultimi decenni, sulla base dell’analisi delle anomalie della temperatura della superficie del mare nell’Atlantico settentrionale subpolare. Questo “buco delle temperature”, ovvero una regione in cui il riscaldamento o il raffreddamento sono inferiori rispetto alle tendenze globali, è stato precedentemente interpretato come un segno di rallentamento dell’AMOC. Tuttavia, il nuovo studio mette in discussione questo punto di vista, dimostrando che le anomalie delle temperature della superficie del mare non sono un indicatore affidabile della variabilità dell’AMOC.

Il gruppo di ricerca si è invece concentrato sulle anomalie del flusso di calore aria-mare, ovvero sui cambiamenti nella quantità di calore scambiato tra l’oceano e l’atmosfera. Utilizzando diversi modelli climatici, i ricercatori hanno riscontrato una forte correlazione tra le anomalie del flusso di calore aria-mare a nord di una determinata latitudine dell’Atlantico settentrionale e le variazioni dell’AMOC a quella latitudine.

La ricerca indica che la connessione tra l’AMOC e la SST del giro subpolare (SPG) non è così forte come si credeva in precedenza. L’SPG è un’ampia area dell’Atlantico settentrionale in cui è stato osservato il “buco di riscaldamento” cui si accennava più su. Secondo lo studio, diversi fattori possono influenzare l’AMOC o le temperature della superficie del mare dell’SPG in modo indipendente, tra cui i processi atmosferici, il trasporto di calore verso l’Artico e l’effetto degli aerosol.

Inoltre, lo studio sottolinea che la regione SPG utilizzata negli studi precedenti potrebbe essere troppo estesa. Ciò significa che il “rumore” nella temperatura della superficie proveniente da parti dell’SPG non fortemente correlate all’AMOC potrebbe oscurare il segnale e rendere i dati meno affidabili. Il nuovo studio suggerisce che il flusso di calore aria-mare offre invece una misura più diretta e affidabile del comportamento dell’AMOC.

I risultati sono importanti per comprendere la risposta dell’AMOC ai cambiamenti climatici. Sebbene lo studio non mostri un declino nella forza dell’AMOC dal 1963, esso non esclude cambiamenti futuri dovuti all’aumento del riscaldamento atmosferico e all’assorbimento di calore da parte degli oceani. Tuttavia, lo studio evidenzia anche che i modelli climatici potrebbero sovrastimare la sensibilità dell’AMOC a fattori esterni come i gas serra e gli aerosol. Gli autori hanno utilizzato dati storici per dimostrare che l’AMOC è più robusto di quanto si pensasse in precedenza.

Lo studio fornisce quindi nuovi spunti sul comportamento dell’AMOC, suggerendo che i timori di un suo recente indebolimento potrebbero essere eccessivi. I risultati evidenziano inoltre che le anomalie del flusso di calore aria-mare sono uno strumento più affidabile per osservare i cambiamenti dell’AMOC, una componente critica del sistema climatico. Le future osservazioni di questi flussi di calore potranno integrare le osservazioni dirette per monitorare efficacemente lo stato dell’AMOC.

Tutto ciò ovviamente non significa che siamo autorizzati a ridurre l’impegno per fermare il cambiamento climatico, ma solo che probabilmente abbiamo più tempo per intervenire prima che le previsioni sull’indebolimento dell’AMOC si realizzino effettivamente, con conseguenze devastanti per la vita in Nord America e in Europa.

(Foto di Silas Baisch su Unsplash)

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