La tanto temuta “bomba demografica” potrebbe non esplodere, secondo gli autori di un nuovo report che stima che il numero di persone nel mondo raggiungerà un picco più basso e in tempi più brevi di quanto previsto.
Lo studio, commissionato dal Club di Roma, prevede che, in base alle tendenze attuali, la popolazione mondiale raggiungerà gli 8,8 miliardi prima della metà del secolo, per poi diminuire rapidamente. Il picco potrebbe arrivare ancora prima se i governi dovessero adottare misure progressive per aumentare i redditi medi e i livelli di istruzione.
Le nuove previsioni, ha spiegato il Guardian, sono una buona notizia per l’ambiente. Una volta superata l’impennata demografica, infatti, la pressione sulla natura e sul clima dovrebbe iniziare a diminuire, insieme alle tensioni sociali e politiche connesse.
Gli autori del report avvertono però che il calo delle nascite da solo non risolverà i problemi ambientali del pianeta, che sono già gravi con gli attuali 8 miliardi di persone e sono causati principalmente dai consumi di una minoranza ricca.
Il calo demografico può anche creare nuovi problemi, precisa il Guardian, come la contrazione della forza lavoro e il maggiore stress per i sistemi sanitari associato all’invecchiamento della popolazione, come stanno scoprendo Paesi come il Giappone e la Corea del Sud (a cui presto potrebbe aggiungersi l’Italia, viste le tendenze attuali).
Uno degli autori del rapporto ha affermato che i risultati sono motivo di ottimismo, aggiungendo però che «dobbiamo ancora affrontare sfide impegnative dal punto di vista ambientale. Dobbiamo impegnarci a fondo per cambiare l’attuale paradigma di sviluppo che prevede un consumo e una produzione eccessivi, che sono fonti di problemi ben più gravi della questione demografica».
Il nuovo studio è stato invece realizzato dal collettivo Earth4All, composto da importanti istituzioni scientifiche ed economiche del settore ambientale, che è stato incaricato dal Club di Roma di dare un seguito a un suo precedente studio sui limiti della crescita, risalente a oltre 50 anni fa.
Il report si basa su una nuova metodologia che incorpora fattori sociali ed economici dall’impatto comprovato sulla natalità, come l’aumento dei livelli di istruzione, in particolare per le donne, e il miglioramento del reddito. Il rapporto delinea due scenari a seconda della misura in cui tali politiche vengono perseguite.
Nel caso in cui si continuasse ad agire come se nulla fosse, si prevede che le politiche esistenti sarebbero sufficienti a limitare la crescita della popolazione globale a meno di 9 miliardi nel 2046, per poi scendere a 7,3 miliardi nel 2100. Questo, avvertono, sarebbe troppo poco e troppo tardi: «Sebbene lo scenario non porti a un collasso ecologico o climatico totale, la probabilità di collassi sociali a livello regionale aumenta comunque nel corso dei decenni fino al 2050, a causa dell’acuirsi delle divisioni sociali sia all’interno delle società che tra di esse. Il rischio è particolarmente forte nelle economie più fragili, mal governate ed ecologicamente in vulnerabili».
Nel secondo scenario, più ottimistico (con i governi di tutto il mondo che aumentano le tasse sui ricchi per investire nell’istruzione, nei servizi sociali e nella lotta contro le disuguaglianze) si stima che il numero di esseri umani potrebbe raggiungere un massimo di 8,5 miliardi nel 2040, per poi diminuire di circa un terzo fino a circa 6 miliardi nel 2100. Questo andamento porterebbe notevoli vantaggi per l’umanità e l’ambiente entro la metà del secolo.
«Nel 2050 – recita il documento descrivendo questo secondo scenario –, le emissioni di gas serra saranno inferiori di circa il 90% rispetto al 2020 e continueranno a diminuire. Le restanti emissioni atmosferiche di gas serra provenienti dai processi industriali vengono ridotte sempre di più grazie alla cattura e allo stoccaggio del carbonio. Con l’avanzare del secolo, viene catturata più CO2 di quella emessa, mantenendo la temperatura globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali. La fauna selvatica si riprende gradualmente e ricomincia a prosperare in molti luoghi del mondo».
(Photo di Joseph Chan su Unsplash)
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