Si sta alzando un gran polverone, in questi giorni, intorno alla proposta Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) di riforma del canone per le frequenze televisive. La parte del testo che ha destato discussioni e proteste è il meccanismo che ha portato a un “maxi sconto” a favore delle emittenti che componevano l’ex duopolio della televisione italiana: Rai e Mediaset. Sulle cifre esatte c’è poca chiarezza: secondo Michele Meta (Pd), presidente della Commissione trasporti e comunicazioni alla Camera, si parla di «almeno 40 milioni di euro, che in un momento di crisi economica e di spending review rischia di apparire un regalo ingiustificato ai principali attori sul mercato», mentre Repubblica parla di circa 50 milioni annui più o meno equamente divisi tra Rai e Mediaset.
Un regalo ingiustificato, se non in una logica di compensazione nei confronti dell’emittente pubblica, che sta scontando i tagli imposti dal governo, e di aiuto nei confronti di quella privata, che deve fare i conti con un mercato pubblicitario in contrazione. Oltre all’immotivata situazione di vantaggio per i due più grandi network nazionali, il provvedimento metterebbe in una situazione di ingiusto svantaggio i gruppi più piccoli, che andrebbero a compensare le perdite per lo Stato, visto che nel documento è stato sancito il principio di invarianza del gettito: «Se così dovessero rimanere le cose – scrive Repubblica –, la stragrande maggioranza del minor gettito di Rai e Mediaset dovrebbe venire compensato soprattutto da Persidera, la joint venture tra Telecom Italia Media e Gruppo Espresso, che vedrebbero moltiplicato circa per 10 volte l’esborso oggi a carico delle due reti La7, Mtv e Djtv».
Il regolamento è stato approvato mettendo in minoranza il presidente dell’Agcom, Angelo Cardani: «Alla fine – si legge in un altro articolo su Repubblica –, votano a favore della delibera Agcom i commissari Martusciello (ex Publitalia e sottosegretario del governo Berlusconi), Preto (ex assistente di Antonio Tajani e Renato Brunetta) e Posteraro, componente in quota Udc». Personaggi con un passato che fa pensare a una discreta “simpatia” verso le imprese controllate dal gruppo Fininvest. C’è da dire che probabilmente il testo, così com’è, non entrerà mai in vigore.
Il governo ha annunciato l’intenzione di intervenire sulla materia e modificare la legge del 2012 da cui ha preso le mosse il regolamento Agcom, cambiando così i principi base su cui è stato costruito e rimettendone in discussione l’impianto complessivo. «Stiamo valutando esattamente l’opportunità di una norma che intervenga e che sospenda l’effetto di queste determinazioni – ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli al termine della riunione informale del Consiglio Ue sulle Tlc a Milano –. Naturalmente, occorrerà procedere a una determinazione dei criteri in fase di transizione e alla rideterminazione della normativa compiutamente, in modo da poter eliminare questi effetti».
«Rimarrà l’impostazione che ha spostato il baricentro del sistema di pagamento del canone dal fatturato (le società Tv “analogiche” pagavano l’1 per cento del fatturato allo Stato) al valore delle frequenze possedute, quindi dalle imprese editoriali agli operatori di rete che detengono i diritti d’uso delle frequenze – spiega il Corriere delle comunicazioni –. Ma si potrebbero introdurre nuovi principi per evitare, oltre che minori entrate per le casse dello Stato durante la fase di transizione, anche eventuali effetti distorsivi del mercato, paventati da più parti». Ad aggravare il “pasticcio” ci sono i tempi: per scongiurare una consistente diminuzione dei proventi dello Stato nella fase di transizione dal vecchio al nuovo sistema, il decreto dovrà essere approvato entro la fine di ottobre, in modo che il Parlamento lo converta in legge entro l’anno e le norme siano applicabili da gennaio 2015. Speriamo ci si riesca, anche se le parole dello stesso Giacomelli lasciano spazio a grossi dubbi: «La difficoltà è che il Governo è uno e il Parlamento è uno, e in questo momento sono concentrati su altre importanti priorità».