Il mercato dell’informazione in Italia è in grave crisi, ma il modo in cui stanno reagendo le principali testate sta portando alla crisi del giornalismo, la cui qualità è sempre più bassa. I problemi sono di vario tipo: riguardano la scarsa verifica dell’attendibilità delle fonti, la mancata concordanza tra il titolo e il contenuto degli articoli, un certo modo di mischiare fatti e opinioni (fenomeno che caratterizza il giornalismo italiano fin dagli albori), il continuo allarmismo. Ci sono però anche notizie che sono proprio false. Delle non-notizie, in cui si alterano gli elementi di un fatto per fare in modo che risulti in qualche modo significativo anche quando non lo è, o in cui gli elementi vengono aggiunti sulla base di ricostruzioni e testimonianze improbabili. Tanto poi c’è sempre tempo per correggere, smentire, oppure anche ignorare del tutto, lasciando la questione in sospeso, dimostrando peraltro una scarsissima considerazione del lettore e del suo diritto a essere informato correttamente.
In effetti quando si parla di diritto all’informazione bisognerebbe essere più precisi, chiamandolo “diritto all’informazione corretta”. La situazione è così diffusa che il direttore del Post, Luca Sofri, ci ha potuto addirittura scrivere un libro, dal titolo Notizie che non lo erano, dopo avere tenuto per anni un’omonima rubrica sulla Gazzetta dello Sport. Spesso tratta di questi argomenti anche sul suo blog personale, Wittgenstein, citando talvolta brani del libro. Come nel caso, piuttosto buffo, in cui nel 2007 vari giornali crearono dal nulla un fortissimo ciclista di nome Mauro di Sormano. Parlando della morte di un ciclista molto forte negli anni ’60, Vito Taccone, le redazioni imbatterono evidentemente in un comunicato che conteneva un refuso (anzi due). In molti articoli compariva infatti questa frase, identica o con minime variazioni: «Nel 1961 vinse il Giro di Lombardia avendo al meglio sul fortissimo Mauro Di Sormano» (Corriere della Sera, la Repubblica, Kataweb.it). Il Sole 24 Ore si accorse di un refuso, quello più piccolo, ma non dell’altro: «Nel 1961 vinse il Giro di Lombardia avendo la meglio su Mauro Di Sormano». Come vedete, in quest’ultimo caso è stato corretto “al” al posto di “la”, che nelle altre testate dev’essere sfuggito nel copia-incolla del comunicato. Nessuno però si è preoccupato di cercare informazioni su questo Mario di Sormano: avrebbero scoperto che non esiste. Si tratta invece di un muro, il Muro di Sormano, una salita particolarmente difficile, che Taccone seppe aggredire meglio dei propri avversari, aggiudicandosi la vittoria. Abbiamo voluto citare un caso divertente e innocuo, ma non è sempre così.
Nel 2008, per esempio, sui siti internet dei giornali italiani cominciò a circolare con massima evidenza la notizia di un attentato (sventato) al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Curioso che i siti di news americani non riportassero nulla in merito. Poi, nel corso delle ore, la notizia si sgonfiò, si scoprì che si trattava di due naziskin del Tennessee, di 18 e 20 anni, il cui piano era guidare all’impazzata contro Obama, indossando smoking bianchi e cappelli a cilindro, sparando dai finestrini. Al Capone avrebbe forse apprezzato, ma non si trattava certo di un piano così geniale da meritare grandi allarmi, soprattutto essendo stato neutralizzato ancor prima di vedere la luce. La stampa italiana, senza attendere le precisazioni arrivate nel corso delle ore seguenti, creò l’allarme per poi dimenticarsene (Dagospia ne conserva traccia).
C’è poi da registrare la strana direzione presa dall’agenzia di stampa Adnkronos, che ultimamente ha riportato sul proprio sito come notizie alcune note “bufale” che girano da anni su internet. Per esempio citando il grande numero di italiani che sta scoprendo il “respirianesimo”, disciplina grazie alla quale sarebbe possibile sopravvivere senza alimentarsi di liquidi né solidi. Sempre più spesso i giornali tradizionali interferiscono nel lavoro del giornale satirico Lercio, impegnato quotidianamente a costruire notizie assurde e palesemente false. Se la crisi economica ha messo in ginocchio le redazioni da un punto di vista organizzativo, le scelte redazionali stanno facendo il resto per togliere ogni credibilità alla categoria giornalistica.
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