«Nonostante gli oceani rappresentino più dei due terzi della superficie del nostro pianeta, ben poco è stato fatto per proteggerli: sono colpiti dalla contaminazione e dal cambiamento climatico, dato che assorbono l’80 per cento del calore generato dai gas dovuti all’effetto serra e il 30 per cento delle emissioni globali di CO2. Sono necessarie delle misure coordinate e urgenti per arrestare questo pericolo». Lo ha rilevato la presidente di Marevivo Rosalba Giugni, a margine della Giornata della Terra, celebrata ieri in tutto il mondo per la 42esima volta.

Una ricorrenza istituita negli anni ’70 del secolo scorso, quando non si è più potuto girare lo sguardo dall’altra parte di fronte all’evidenza della necessità di conservare le risorse naturali. Non siamo un blog scientifico, e quindi lungi da noi addentrarci in questioni troppo tecniche e più grandi di noi. Ma colpisce la notizia che proprio il giorno prima, sabato 21 aprile, l’Italia abbia consumato tutto il pesce che è in grado di produrre in un anno. È scoccato insomma il fish dependence day, secondo un rapporto diffuso dalla Nef (The new economics foundation).

Lo stesso documento specifica che il nostro Paese è autosufficiente per il 30 per cento del pesce che consuma, e la situazione non è molto diversa anche per altri Paesi che si affacciano sul mare, come il Portogallo (24 per cento), la Spagna (39 per cento) e la Francia (38 per cento). Nel complesso, per l’Unione europea il fish dependence day è previsto per il 6 luglio. Da quel momento, tutto il pesce consumato dagli europei proverrà da altri luoghi del mondo. Non molto prima di un’altra soglia pericolosa, ossia l’earth overshooting day, il giorno in cui l’umanità esaurisce le riserve di energia che la Terra è in grado di sostenere in un anno. L’anno scorso il punto di non ritorno è scattato il 27 settembre.

Ovviamente si tratta di stime, non ci sono dati precisi in merito. Ma, secondo Global footprint network, è come se questa data si spostasse ogni anno indietro di tre giorni. In sostanza continuiamo a consumare più di quanto la Terra può produrre, in sempre meno tempo. Ed è bene che ce ne ricordiamo anche durante le nostre piccole azioni quotidiane. Tra le tante che si possono trovare su internet, abbiamo trovato questa lista di suggerimenti.

Ecco quali potrebbero essere dieci azioni individuali utili per contribuire al miglioramento della qualità della vita del nostro pianeta e quindi di noi stessi: 1. acquista prodotti locali. Secondo la Coldiretti, un chilo di arance importate dal Brasile brucia 5,5 chili di petrolio e libera 17,2 chili di CO2 in più di quelle siciliane; 2. scegli i prodotti di stagione; 3. diminuisci i consumi di carne, che contribuiscono all’inquinamento globale (ogni italiano ne mangia 87 chili all’anno); 4. scegli i pesci giusti e non i più cari e pregiati (ne consumiamo 25,4 chili all’anno); 5. privilegia i prodotti biologici che non richiedono l’uso di combustibili fossili e di pesticidi; 6. riduci gli sprechi, mangiando tutto quello che hai acquistato; 7. evita di comprare prodotti con troppi imballaggi; 8. preferisci i cibi semplici della nostra insuperabile gastronomia tradizionale; 9. bevi l’acqua del rubinetto (è ottima!); 10. cerca di non usare cucine e forni elettrici, che divorano molta energia.