Il 7 aprile, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) annunciava il raggiungimento di «un triste traguardo», ossia il centesimo attacco registrato contro l’assistenza sanitaria in Ucraina. Consultando il database da cui proviene quel dato il 19 aprile, si nota che purtroppo quel record è già lontano, visto che gli attacchi confermati sono saliti a 136.

Per fare un confronto, il secondo territorio nel mondo in cui si sono registrati più attacchi a strutture e punti di assistenza sanitaria dall’inizio del 2022 è la Palestina, che ne ha registrati 21. A seguire il Sudan, con 11. Altri ordini di grandezza, come si può vedere.

In totale, gli attacchi contro il sistema sanitario ucraino hanno provocato 73 morti, esattamente la metà dei 146 registrati a livello mondiale a seguito di questo tipo di attacchi. I feriti sono invece 52, ben oltre la metà degli 84 totali nel mondo.

Come si può vedere nel grafico di seguito, gli attacchi al sistema sanitario ucraino si sono concentrati nelle prime settimane del conflitto, per poi diminuire nella seconda metà di marzo, con un’ultima risalita nella prima settimana di aprile.

Un attacco all’assistenza sanitaria, nella definizione dell’Oms, è «qualsiasi atto di violenza fisica o verbale, o di ostruzione o minaccia di violenza che interferisca con la disponibilità, l’accesso e la fornitura di servizi sanitari curativi e/o preventivi. I tipi di attacchi variano a seconda dei contesti e possono andare dalla violenza fisica alle minacce psicosociali e all’intimidazione, fino all’uso di armi pesanti contro le strutture sanitarie».

«Gli attacchi all’assistenza sanitaria sono una violazione del diritto umanitario internazionale», ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, in una conferenza stampa. «La pace è la sola via percorribile. Invito nuovamente la Federazione Russa a fermare la guerra».

«Sono personalmente colpito dalla resilienza e dalla forza d’animo degli operatori sanitari e del sistema sanitario in Ucraina. L’Oms si impegna per assicurare che le linee di rifornimento rimangano aperte per permettere alle forniture mediche e sanitarie salvavita di raggiungere le città e i paesi di tutto il paese. I continui attacchi rendono questo sforzo ancora più difficile», ha osservato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa, in visita nei giorni scorsi presso l’hub umanitario di Leopoli, nell’Ucraina occidentale.

L’impatto di questa violenza non è solo immediato, relativo al numero di morti e feriti, ma anche a lungo termine, per le conseguenze rispetto al sistema sanitario dell’Ucraina. È un duro colpo per gli sforzi del paese di portare avanti riforme sanitarie e raggiungere la copertura sanitaria universale, un obiettivo su cui aveva fatto importanti progressi prima dello scoppio della guerra.

«In tutta l’Ucraina, circa mille strutture sanitarie si trovano in aree di conflitto o in zone contese», ha spiegato Jarno Habicht, rappresentante dell’Oms in Ucraina. «Gli operatori sanitari in tutto il paese stanno rischiando la propria vita per dare assistenza a chi ha bisogno di cure mediche e, così come i loro pazienti, non dovrebbero mai essere presi di mira. Quando viene impedito loro di accedere all’assistenza sanitaria, perché le strutture sono state distrutte o per la paura di diventare un bersaglio di violenze, le persone perdono la speranza. Il prezzo in termini di salute mentale causato dalla guerra non può essere sottovalutato, sia per i civili che per il personale sanitario».

(Foto di Mikhail Volkov su Unsplash)

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