A inizio maggio si è tenuta la visita in Italia dei rappresentanti del Meccanismo Onu per la promozione della giustizia razziale nelle forze dell’ordine. Il report che conterrà le conclusioni della ricognizione sarà reso pubblico in autunno, ma alcune informazioni preliminari sono già state condivise nel corso di una rassegna stampa.

Innanzitutto il Meccanismo ha espresso preoccupazione per il sovraffollamento delle carceri italiane e per l’impatto di questo sui diritti umani dei detenuti, sottolineando la sproporzione tra essi di persone africane e di origine africana, che evidenzia la presenza di razzismo sistemico nel nostro sistema. Sono stati inoltre rilevati casi di tortura e maltrattamenti, tra cui il noto recente caso significativo presso il Centro di detenzione minorile Cesare Beccaria di Milano.

Sono state sollevate preoccupazioni anche per le difficoltà che migranti e richiedenti asilo incontrano nell’accedere alle tutele legali, spesso aggravate da abusi di autorità da parte delle forze dell’ordine e da ritardi burocratici. Il Meccanismo ha sottolineato la necessità che i servizi per l’immigrazione siano di natura civile, anziché rientrare nei compiti di polizia. Ha inoltre suggerito che gli uffici per l’immigrazione dovrebbero essere collocati all’interno o nelle vicinanze delle comunità colpite.

Rispetto alla questione del razzismo sistemico, le principali criticità rilevate sono così riassunte da Lorenzo Gasbarri su Lavoce.info: “Il Meccanismo di esperti ha rilevato numerose criticità nel sistema italiano di promozione della giustizia razziale. In particolare, ha evidenziato il persistere di razzismo sistematico e discriminazione razziale in vari aspetti della società, comprese barriere strutturali che impediscono l’accesso al mondo del lavoro, educazione e sanità. Ha criticato la mancanza di indipendenza dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) e dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, soffermandosi anche sull’assenza di meccanismi di applicazione delle loro decisioni.

Per quanto riguarda le forze dell’ordine, sono state evidenziate frequenti pratiche di profilazione raziale contro africani e discendenti di paesi africani come base delle operazioni di controllo e, per limitare il fenomeno, è stata incoraggiata l’organizzazione di corsi di formazione sulla discriminazione razziale, oggi assenti. È stata fortemente criticata l’assenza di un meccanismo indipendente, non giudiziale, di controllo delle forze di sicurezza che possa prevenire tali fenomeni. In questo contesto, è stata altresì criticata l’assenza di mezzi d’identificazione delle forze di sicurezza, impedendo trasparenza e controllo. Inoltre, è stato evidenziato come la composizione delle forze di sicurezza non corrisponda alla diversità della popolazione, con effetti negativi sulla loro percezione e operato. È stato rilevato come le difficoltà a ottenere la cittadinanza italiana e l’assenza di misure per favorire l’arruolamento di persone di discendenza non europea comprometta fortemente il lavoro delle forze dell’ordine in tema di discriminazione razziale”.

(Foto di Ilyass SEDDOUG su Unsplash)

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