In commercio si può trovare ogni tipo di integratore alimentare, per gli usi più diversi. Quelli che sostengono di avere benefici per il cervello e aiutare a mantenere la concentrazione sono un gruppo piuttosto nutrito. Le promesse fatte poggiano sulla presenza di sostanze diverse, che vanno dalla caffeina alla taurina, dall’uperzina A agli estratti di ginkgo biloba.

Tra questi, la caffeina assunta «con moderazione può aiutare a concentrarsi, anche se una quantità eccessiva può rendere nervosi e ridurre la capacità di concentrazione, a seconda della propria tolleranza», ha scritto il New York Times.

L’Italia peraltro è il primo mercato europeo negli integratori alimentari, segno che molte persone hanno fiducia in questi prodotti. Tuttavia, nonostante le affermazioni di molti produttori, non ci sono prove convincenti del fatto che gli integratori possano migliorare la capacità di concentrazione.

I punti critici di questo tipo di prodotti sono diversi. Ne affrontiamo due. Il primo è che spesso le “prove scientifiche” portate dai produttori per dimostrare l’efficacia dei propri integratori sono piuttosto traballanti. Nessuno dei rappresentanti interpellati dal Times ha fornito i dati delle ricerche condotte dalle aziende in modo che potessero essere verificati in maniera indipendente. Spesso questi studi non sono realizzati su esseri umani, quindi i risultati vanno presi con molta precauzione.

L’altro problema riguarda la regolamentazione degli integratori e quindi, indirettamente, la loro sicurezza. Come spiega Scienza in Rete, gli integratori alimentari in Europa sono soggetti al Regolamento n.178/2002 e sono considerati alimenti, quindi rientrano nella competenza della European Food Safety Authority. Nonostante ciò, manca un’armonizzazione nelle composizioni di questi prodotti, ma sono disponibili in tutta Europa grazie alla libera circolazione transfrontaliera e alla vendita online. Ogni stato membro, come l’Italia, ha il compito di redigere elenchi di ingredienti autorizzati e non autorizzati, nonché di stabilire eventuali limiti di apporto. Tuttavia, la legislazione europea non impone obblighi specifici sulla sicurezza prima e dopo la messa in commercio. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni sulla sorveglianza degli integratori alimentari, ma solo alcuni paesi dell’UE (inclusa l’Italia) hanno istituito sistemi di vigilanza specifici. La mancanza di armonizzazione normativa ostacola la rilevazione tempestiva dei rischi e l’impatto sulla pratica clinica.

Piuttosto che ricorrere a un integratore, gli esperti sentiti dal Times consigliano di appoggiarsi ai pilastri della salute. La mancanza di sonno può compromettere seriamente la concentrazione, quindi è bene assicurarsi di dormire a sufficienza. Anche l’esercizio fisico è associato a una migliore salute cerebrale a lungo termine (a questo proposito su ZeroNegativo abbiamo una nutrita collezione di articoli ormai).

Inoltre è stato osservato (ma saranno necessarie ulteriori ricerche) che seguire una dieta equilibrata, in particolare se incentrata su frutta e verdura, pesce e cereali integrali, è collegata a una migliore salute del cervello a lungo termine.

Se si è carenti di vitamina B12, cosa che può succedere se si segue una dieta vegana o se si è anziani, l’assunzione di una dose supplementare potrebbe aiutare a migliorare la concentrazione.

(Photo by Christina Victoria Craft on Unsplash)

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