Dopo l’annuncio di tagli dei contributi ai programmi di ricerca contro l’HIV, dobbiamo tornare a parlare del ritiro degli Stati Uniti da un altro settore della salute pubblica mondiale. Stavolta si parla della completa cessazione del sostegno finanziario a Gavi, l’Alleanza globale per i vaccini. Nel corso degli ultimi 25 anni, Gavi (di cui abbiamo scritto più volte) ha svolto un ruolo cruciale nell’acquisto e nella distribuzione di vaccini salvavita per i bambini dei Paesi in via di sviluppo, salvando milioni di vite. Gli Stati Uniti sono stati un donatore significativo di Gavi, contribuendo al 13% del suo bilancio, e sono diventati il maggior donatore durante la pandemia di Covid-19. La sovvenzione sospesa ammonta a 2,6 miliardi di dollari fino al 2030, un impegno su cui si era spesa la precedente amministrazione guidata da Joe Biden.
Secondo le stime di Gavi, spiega un articolo del New York Times, la perdita del sostegno statunitense potrebbe far sì che 75 milioni di bambini non ricevano le vaccinazioni di routine nei prossimi cinque anni, con un potenziale aumento di oltre 1,2 milioni di morti infantili.
Inoltre, l’amministrazione statunitense intende ridurre significativamente il sostegno agli sforzi per combattere la malaria, che è un’altra delle principali cause di mortalità infantile nel mondo. Mentre alcuni finanziamenti destinati all’acquisto di zanzariere e alla somministrazione di trattamenti contro la malaria potrebbero essere mantenuti, molti programmi incentrati sulla fornitura di questi interventi nei Paesi altamente colpiti dalla malattia, come il Camerun e la Tanzania, sono stati interrotti. Anche l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che si occupa della sorveglianza delle malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, compresa l’influenza aviaria, perderà i finanziamenti statunitensi.
Tuttavia, l’autorità legale dell’amministrazione di porre fine a questi programmi sanitari, finanziati dal Congresso, come quelli per la lotta all’HIV o le vaccinazioni, è stata contestata in tribunale. Nonostante le dichiarazioni pubbliche che suggeriscono che la revisione dell’assistenza estera è già operativa, secondo il Times ci sono segnali di una certa fluidità nella materia: un importante programma contro la malaria, ad esempio, è stato inizialmente interrotto e poi ripristinato. Ciononostante, i tagli profondi e lo scioglimento delle organizzazioni che si occupano della distribuzione degli aiuti sollevano notevoli preoccupazioni riguardo al modo in cui le sovvenzioni rimanenti raggiungeranno chi ne ha bisogno. I tagli previsti rappresentano un cambiamento significativo nella politica estera degli Stati Uniti, che potrebbe avere un impatto su milioni di persone vulnerabili e indebolire gli sforzi globali per combattere le malattie infettive. Per molti Paesi europei, molte delle quali stanno affrontando un periodo e, in alcuni casi, stanno riducendo a loro volta la spesa per gli aiuti esteri in risposta ai cambiamenti della politica statunitense su questioni come l’Ucraina e la spesa per la difesa, questa decisione da parte di uno dei principali partner potrebbe rendere necessaria una rivalutazione del panorama globale dell’assistenza allo sviluppo. In gioco ci sono la sicurezza sanitaria globale e, tra le altre cose, la capacità di prevenire e rispondere a future pandemie.
(Foto di Van3ssa Desiré Dazzy su Pixabay)
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