In questi ultimi giorni, due parole si stanno imponendo nella comunicazione istituzionale del governo: “guerra” e “furbi”. La prima è quella che il presidente del Consiglio Mario Monti sostiene di aver dichiarato contro il problema di cui parlavamo qui ieri, ossia l’evasione fiscale; i secondi sono proprio i destinatari di tale attacco, ossia coloro che non pagano le tasse.
Monti, intervenendo al Meeting di Comunione e liberazione di Rimini, ha consigliato ai dirigenti della Rai di non utilizzare più, nei programmi d’informazione delle loro reti, il sinonimo di “furbi” per gli evasori. «Non si può, neppure in termini subliminali, essere concessivi nei confronti di cose che distruggono la convivenza».
Per quanto riguarda la “guerra”, le parole di Monti erano state le seguenti: «Io penso che l’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno (l’evasione, ndr) e che si trova da questo punto di vista in uno “stato di guerra”». D’accordissimo, ovviamente, sulle linee di principio che motivano l’utilizzo di queste parole. Ma si tratta di una visione da stato di emergenza, da fronteggiare con misure eccezionali e talvolta dall’aria vagamente dimostrativa.
Bene i numerosi “rastrellamenti” della Guardia di finanza per controllare l’emissione degli scontrini da parte degli esercizi commerciali, o le fatture delle strutture turistiche, ma mancano interventi legislativi volti a reintrodurre alcuni reati troppo allegramente derubricati dal nostro ordinamento. Il falso in bilancio, per esempio. Basterebbero due righe di decreto, magari accompagnato dal voto di fiducia. La “guerra” non si combatte solo al fronte, sul campo di battaglia. È anche dai centri di comando che si danno le direttive per raggiungere la vittoria. In generale, la certezza della pena farebbe sentire un po’ meno furbi gli evasori, e un po’ meno fesso chi paga regolarmente il dovuto all’Erario.
In merito si è pronunciato anche il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino: «Va valorizzata anche e soprattutto la predisposizione di misure e di azioni idonee a favorire il consolidamento di comportamenti di massa più corretti. Non è immaginabile, né auspicabile, che i frutti del contrasto all’evasione possano essere esclusivamente e permanentemente legati a una crescente attività di repressione, inevitabilmente non sempre scevra anche da qualche ricaduta di connotazione vessatoria».
“Guerra ai furbi” è uno slogan di sicuro impatto, ma non si può pensare a un futuro di buona convivenza con queste premesse. Vorremmo pensare a nuove formule, tipo “onesti e in pace”, magari meno ammiccante e un po’ pastorale, ma sempre meglio del clima da “Supereroi contro i cattivi” proprio del lessico oggi più in voga.