Nerd. Quattro innocue lettere, che si possono imprimere addosso come un tatuaggio, e assicurare un posto fisso nel girone infernale meno ambito, quello degli “sfigati”. Un tempo il termine aveva confini ben determinati, ed era riferito a quei ragazzetti appassionati di computer, con una certa attitudine all’apprendimento enciclopedico e d’altro canto meno portati per la vita sociale e le sue (spietate) dinamiche. A questi tratti generici si univano poi alcuni cliché, che invariabilmente si riscontravano in questi soggetti: una passione morbosa per la saga di Guerre Stellari e per il serial Star Trek; ma anche caratteristiche fisiche quali una costituzione gracile, una vista da correggere con un bel paio di vistosi occhiali, e magari un po’ di acne. Un peso non indifferente da portarsi dietro. Ma che ha dato anche esiti positivi a chi se l’è trovato sulle spalle.

Su tutti facciamo tre nomi: Bill Gates, Steve Jobs e Linus Torvalds. Il primo, fondatore della Microsoft, ha cambiato per sempre le abitudini di vita di una grossa fetta della popolazione mondiale. Sviluppando sistemi operativi che hanno portato alla nascita del concetto di personal computer (prima Ms-Dos, poi Windows), è riuscito ad avvicinare la tecnologia alle persone comuni, facendo entrare nelle case di milioni di persone quello che oggi è un oggetto che si dà per scontato nell’arredamento di qualsiasi abitazione. Jobs, con la sua mela morsicata, sta portando ancora più in là le modalità di fruizione di tecnologia. Con i prodotti Apple consegna alla storia un nuovo tipo di nerd, il geek, ossia la persona esperta e felice fruitrice di prodotti hi-tech, ma che al contempo riesce a non perdere la sua aura “cool”, e quindi non sconta l’isolamento dalla società. Forse meno conosciuto degli altri due, Linus Torvalds ha l’altissimo merito di aver inventato Linux (oggi conosciuto col nome della distribuzione più famosa, Ubuntu), il più diffuso sistema operativo “open source”, ossia liberamente modificabile (da altri nerd, ovviamente) e a disposizione di tutti. Non male, per essere tre “sfigati”.

Ma veniamo al presente. Oggi, almeno dalle nostre parti, si sente usare il termine nerd con grande facilità, e con accezione vagamente dispregiativa. Può bastare una qualsiasi conoscenza approfondita di un argomento, non importa di quale ambito del sapere. Conosci alla perfezione tutte le opere di Beethoven? Che nerd! Shakespeare per te non ha segreti? Meglio non dirlo in giro. Peggio ancora se sei informato sull’attualità, conosci la Costituzione, hai un’attitudine all’approfondimento, piuttosto che alla fruizione distratta a volo d’uccello sull’universo. E allora facciamo pure finta di niente, accontentiamoci di imparare le cose da Wikipedia e Youtube (che sono degli ottimi strumenti, ma non esaurienti). Ma noi, sinceramente, sentiamo ancora tanto il bisogno di questi nerd. Che passeranno anche molto tempo sui libri, chiusi in casa o in una biblioteca. Ma poi ne escono medici, filosofi, scrittori, giuristi. Senza l’approfondimento non si sviluppa lo spirito critico, e gli occhiali, che spesso si associano al nerd, sono forse le lenti culturali che permettono di interpretare la realtà.