Da alcune settimane non si capisce più quale sia il contenuto dell’attività politica parlamentare e governativa in Italia. Si parla soprattutto di oranghi, di Kazakistan, dei processi di Silvio Berlusconi (un grande classico italiano), ma le grandi questioni su cui si promettevano grandi e rapide riforme sono rapidamente cadute nell’oblio. Il fatto è che questo governo è talmente fragile da generare contraddizioni evidenti, e da rendere impossibili decisioni ormai improcrastinabili. Una contraddizione, per esempio, è la solerzia con cui sono state richieste le (opportune) dimissioni dell’ex ministro Josefa Idem, per un’incongruenza tra l’attività pubblica e la gestione del suo patrimonio privato. La stessa richiesta è stata fatta al vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, che però, non facendo parte della squadra di governo, non è obbligato a farlo, e sta dimostrando tutta la sua sensibilità politica mantenendo la carica e giustificando le mancate dimissioni con una semplice ragione: «Ho chiesto scusa». Come meglio di lui saprebbe ogni bambino dai 6 anni in su, le scuse non cancellano la colpa. Sono un atto dovuto, ma la sanzione resta.

Non altrettanto zelante si è dimostrato Enrico Letta nel chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Forse perché quest’ultimo è una pedina troppo importante negli equilibri tra Pd e Pdl per la tenuta del governo. Forse perché… No, non ci viene in mente nessun altro motivo per cui in una situazione del genere un presidente del Consiglio non dovrebbe chiedere a un suo ministro di togliere il disturbo, ringraziando per la collaborazione. Lo stesso discorso andrebbe fatto per Emma Bonino, ministro degli Esteri, alla quale peraltro chiediamo a che punto sono le trattative per il rilascio dei due soldati della marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India in attesa di un processo che sarebbe più corretto si svolgesse in Italia. La promessa di poche ore fa è che torneranno entro Natale: attendiamo fiduciosi qualche notizia, oltre agli annunci e alle rassicurazioni.

E su tutto il resto, cosa si sta muovendo? Si approvano sgravi fiscali per le aziende che assumono giovani, ma cosa si sta facendo per ridurre il costo del lavoro, in generale, non solo per i nuovi assunti? Cosa per i tanti adulti quarantenni e cinquantenni rimasti senza lavoro? I costi della politica, se ne sa qualcosa? In campagna elettorale non si parlava d’altro, adesso il fuoco di paglia dei tagli agli sprechi si è già spento. La legge sulla riforma del finanziamento dei partiti a che punto è? Per ora sappiamo che nessuno (salvo Lega e M5S) è disposto a rinunciare ai soldi stanziati finora, facendo appello (Pd) al fatto che servono per pagare i dipendenti. Sull’Imu, qual è la linea? Sempre in nome della grande alleanza si è deciso di rinviare la seconda rata, ma poi, quando non sarà più rinviabile, che si farà? Si vuole davvero abolire una tassa che va verso l’incremento delle autonomie locali e del tanto sbandierato federalismo, di cui tanti si sono riempiti la bocca ma che, di fronte alla possibilità di essere rieletti, si dimentica così facilmente? «Il rispetto dell’autonomia locale, anzi l’autentica provocazione a usarla con trasparenza e coraggio, la rende di gran lunga preferibile al de profundis sull’autonomia implicito nella semplice abolizione dell’Imu sulla prima casa», scrive lavoce.info. E i tagli alla spesa pubblica? Non le briciole, i tagli veri alle inefficienze e alle posizioni di potere rappresentate dalle tante società a partecipazione statale che gestiscono ogni tipo di servizio: tagliare dirigenti inutili, piazzati solo perché parenti di qualcuno, istituire organi di controllo che analizzino la capacità di gestione di tali (talvolta enormi) apparati per arrivare a una razionalizzazione dei processi. Sono interventi che non si possono più rimandare. E ce ne sarebbero tanti altri, ma ci fermiamo qui, in attesa, che ancora una volta temiamo vana, che i fatti ci smentiscano.