ebola
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Di ebola si parla solo per aggiornare il numero di morti e contagiati nei Paesi africani, per discutere se infermieri e medici di ritorno dalle zone più colpite vadano messi o no in quarantena, oppure per rallegrarsi che qualcuno, in Europa o negli Stati Uniti, viene curato e guarisce. Ci si dimentica però che di ebola si guarisce anche in Africa, grazie anche ad associazioni come Emergency, che con i propri ospedali cura ogni giorno migliaia di persone.

Emergency ha messo online un sito dedicato alla raccolta di fondi per la cura di ebola. Lo trovate cliccando qui. La quota di donazione è libera, ma l’associazione pubblica un piccolo box per dare l’idea di quanto costi occuparsi dei malati di ebola: «Con 15 euro puoi contribuire all’acquisto di una protezione individuale per gli operatori sanitari. Con 30 euro puoi coprire il costo degli esami del sangue effettuati ogni giorno per paziente. Con 45 euro puoi contribuire all’acquisto delle protezioni usate da un singolo operatore ogni giorno. Con 120 euro puoi coprire i costi del trattamento reidratante di 6 pazienti per una settimana».

Di seguito una delle news pubblicate sul sito di Emergency il 28 ottobre:

“…Poi, qualche giorno fa, la bella notizia: Ahmed Wurie è guarito”

È arrivato al nostro Centro per i malati di Ebola in Sierra Leone da solo, con la sua macchina, a fine settembre. Aveva riconosciuto i sintomi e subito si era messo in cerca di un Centro dove farsi ricoverare, per ricevere cure e per evitare di contagiare altre persone.

Ahmed Wurie è rimasto ricoverato da noi a lungo: le sue condizioni miglioravano, ma non era ancora fuori pericolo.

Poi, qualche giorno fa, la bella notizia: Ahmed Wurie è guarito!

Durante il suo ricovero, Ahmed è diventato il beniamino del nostro team: è farmacista e ha sempre collaborato pienamente con i medici e gli infermieri che si sono presi cura di lui per l’assunzione delle terapie.

Qualche giorno prima, il 24 ottobre, veniva pubblicata la lettera di un’infermiera che ha deciso di restare in Sierra Leone nonostante l’alto rischio di contagio:

“Perché rimango qui in Sierra Leone”

«Molti non capiscono perché rimango qui in Sierra Leone. Lo faccio perché credo nel diritto alla cura per tutti, senza discriminazione: è per questo che ho scelto questo lavoro.

L’Ebola è terribile, ma è possibile guarire. Se questa epidemia fosse scoppiata in occidente sarebbe stato diverso. Tutti si sarebbero attivati e i pazienti avrebbero ricevuto le cure migliori. Qui non è così, qui la gente è stata semplicemente abbandonata. Nessuno ha investito risorse, né energie per circoscriverla perché si pensava fosse un problema solo dell’Africa.

Noi qui stiamo lavorando, anche se non è semplice. Certo che ho paura, ovvio. Ma credo che questa gente abbia diritto a essere curata come tutti. Ho paura ma resto, Emergency resta, perché qualcuno deve pur fare qualcosa. Perché non è solo un problema africano, ma di tutti».

Sara, infermiera di Emergency in Sierra Leone, lavora nel nostro Centro chirurgico e pediatrico a Goderich, l’unico ospedale nell’area della capitale rimasto sempre aperto e completamente funzionante dall’inizio dell’emergenza Ebola. E a Lakka il nostro staff continua il lavoro nel Centro per la cura dei malati di Ebola.