Un ragazzo finlandese, Janne Antin, ha realizzato un video che lo riprende mentre, in una zona pedonale, scrive su un cartello «Sono sieropositivo. Toccami». La reazione dei passanti oscilla tra la diffidenza e l’empatia, tanto che l’uomo, dopo alcuni abbracci, non trattiene la commozione. Sull’Hiv c’è ancora tanta disinformazione e questo, oltre a essere negativo per la prevenzione della malattia, rende più difficile la vita di chi ne è affetto. Il video in questione è la testimonianza di un disagio sul quale si può intervenire, innanzitutto con il linguaggio.
La piattaforma online Parlare Civile, pensata per informare comunicatori e giornalisti sul corretto uso di alcune parole critiche, si è dotata proprio nei giorni scorsi di una nuova sezione dedicata ad Hiv/Aids. Cinque le voci, che partono dalla A di “Aids”, innanzitutto per distinguere questa sigla dall’altra a cui spesso viene associata, ossia Hiv. Si tratta di due cose ben diverse, dato che la persona che ha contratto l’Hiv, se tenuta costantemente sotto controllo e aiutata con terapie che evitino la compromissione del sistema immunitario, molto spesso ormai non arriva a sviluppare l’Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita). «Come evidenziato dalla breve guida ai media della Lila (Lega Italiana per la Lotta all’Aids) l’Hiv può essere trasmesso, ma l’Aids no. Allo stesso modo, si può fare il test dell’Hiv, non esiste il test dell’Aids. Inoltre l’Aids viene spesso definito come malattia, mentre è una sindrome di cui si può essere affetti, non malati». Tutte queste piccole imprecisioni contribuiscono a creare incertezza tra le persone, e quindi sempre maggiore diffidenza verso chi ha contratto il virus.
Parlare civile, alla voce “Infezione”, specifica che «L’Hiv si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe e sangue, al momento del parto e dell’allattamento da madre a figlio. Non si trasmette attraverso abbracci, baci anche profondi, strette di mano, starnuti, uso promiscuo di servizi igenici, frequentazione di luoghi pubblici, condivisione di palestre e campi sportivi, e altre occasioni quotidiane di contatto, anche ravvicinato o brutale, con gli altri». La sfera della socialità non è in alcun modo legata alla trasmissione della malattia, a differenza di quella sessuale, dove l’uso delle precauzioni è determinante per evitare il contatto diretto con i fluidi corporei che contengono il virus. Ecco perché, come si vede chiaramente nel filmato, potete tranquillamente abbracciare e baciare una persona che ha l’Hiv. La stragrande maggioranza delle nuove diagnosi (83,9 per cento delle segnalazioni secondo l’ultimo censimento dell’Istituto superiore della sanità), si legge alla voce “Sieropositivo/a”, è dovuta a rapporti sessuali non protetti.
Talvolta nel mondo giornalistico, sempre in cerca di espressioni iperboliche, si è arrivati a usare la parola “Untore” (ultima voce della sezione) e a parlare dell’Hiv/Aids come “peste del XX secolo”. Nulla di tutto questo contribuisce a dare una visione realistica del fenomeno, e soprattutto associare qualunque persona affetta da Hiv alla possibilità del contagio instilla in quest’ultima un implicito senso di colpa del tutto ingiustificato. Peraltro, nella maggior parte dei casi la trasmissione avviene in maniera inconsapevole, ossia da persone che non sanno di avere contratto il virus e che continuano ad avere rapporti sessuali non protetti nel periodo che intercorre tra l’infezione e il manifestarsi dei sintomi. Ecco perché è importante sottoporsi periodicamente al test (è gratuito) e soprattutto è fondamentale avere un comportamento responsabile nella sfera sessuale.
Per quanta fiducia si possa avere nella persona con cui si sta per avere un rapporto, l’uso del preservativo è sempre la scelta giusta. Ricordiamo, in chiusura, che tutti i donatori Avis sono costantemente sotto controllo anche per quanto riguarda l’eventuale presenza nel sangue di questo virus, e che nel consenso informato che compilano ogni volta che donano o fanno un prelievo in associazione possono trovare tutte le informazioni relative all’Hiv. Per eventuali dubbi, ovviamente, i medici di Avis sono a disposizione. Se non fosse chiaro (e a costo di ripeterci), il fatto di essere sotto monitoraggio costante non esime nessuno dal prendere precauzioni durante i rapporti.