Oggi ricorre la Giornata nazionale del fiocchetto lilla per la lotta ai disturbi alimentari, istituita nel 2012. Quelli che, più correttamente, si definiscono disturbi del comportamento alimentare, sono un’ampia gamma di problematiche psicologiche legate all’alimentazione.

Nello specifico, di cosa si tratta lo spiega Elisa Fazzi, direttrice di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza all’ospedale di Brescia, intervistata da Redattore Sociale: il disturbo «si manifesta attraverso una preoccupazione eccessiva rispetto al peso e alla forma del proprio corpo, ma esprime soprattutto una grande sofferenza psichica ed emotiva di cui il soggetto, e anche la famiglia, non si rendono sempre conto, focalizzando il problema sul cibo. Sono patologie diffuse soprattutto nell’universo femminile e con un impatto drammatico nella vita di tutti i giorni di ragazze e ragazzi e delle loro famiglie. I disturbi legati all’alimentazione, come l’anoressia nervosa, possono essere associati ad altri sintomi come depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici».

Secondo i dati citati da Aurora Caporossi, presidente dell’associazione Animenta, «sono più di 3 milioni le persone che in Italia soffrono di disturbi alimentari e sono più di 3 mila le persone che ogni anno perdono la vita. Ma non raccontano tutta la storia. Sono, infatti, tante le persone che non riescono ad avere accesso alla diagnosi o alle cure, perché non ci sono abbastanza centri per accoglierle».

Uno dei problemi denunciati più spesso da chi si occupa di questo problema è la scarsa considerazione che spesso ricevono i sintomi legati al disturbo del comportamento alimentare. Da un lato, come dice Fazzi, in fase di diagnosi spesso ci si concentra sul cibo più che sul disagio che sta alla base del comportamento; dall’altro, siccome tali disturbi talvolta non presentano un quadro clinico grave, almeno nelle loro fasi iniziali, si tende a sottovalutarli. Purtroppo però, come dice Caporossi, «se è vero che dai disturbi alimentari si guarisce, è anche vero che di disturbi alimentari si muore. E si muore quando non sono fornite le cure in modo adeguato e tempestivo, quando si manda a casa una persona perché non abbastanza grave».

Come ha rilevato lo studio più recente sugli effetti della pandemia sui giovani in età scolare, il rapporto con il cibo è talvolta problematico. «Sulla base di quanto auto-dichiarato, il 18,2% dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni è in sovrappeso e il 4,4% obeso; l’eccesso ponderale diminuisce lievemente con l’età, è maggiore nei maschi e nelle Regioni del Sud. Rispetto alla precedente rilevazione, effettuata nel 2017/2018, tali valori risultano in aumento per entrambi i generi (17% sovrappeso e 3% obeso)».

Ma i problemi iniziano anche prima se è vero che, come raccontano Fazzi e Caporossi, negli ultimi tempi i disturbi del comportamento alimentare tendono ad apparire sempre prima, tanto che iniziano a vedersi già tra gli 8 e gli 11 anni.

I disturbi alimentari colpiscono in maniera molto diversa a seconda del genere, il che conferma quanto la condizione femminile in Italia sia ancora molto problematica, fin dai primi anni di vita: «Secondo i dati emersi da una ricerca a cura dell’Istituto Superiore di Sanità sui Centri in Italia del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare – si legge su Redattore Sociale –, su oltre 8 mila utenti, il 90% è di genere femminile rispetto al 10% di maschi; il 59% dei casi ha tra i 13 e 25 anni di età, il 6% ha meno di 12 anni. Rispetto alle diagnosi più frequenti, l’anoressia nervosa è rappresentata nel 42,3% dei casi, la bulimia nervosa nel 18,2% e il disturbo di binge eating nel 14,6%».

(Foto di Ellie Burgin su Pexels)

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