A un anno dall’inizio delle campagne vaccinali in Europa, un’indagine coordinata da Lighthouse Reports e Picum rivela che spesso i governi europei non hanno incluso nei loro piani gli immigrati senza permesso di soggiorno, mettendo così in pericolo la salute di tutti i cittadini. L’articolo di Francesca Spinelli su Voxeurop.

“Nessuno sarà al sicuro finché non lo saremo tutti”. Questo messaggio, ripetuto senza sosta dalle autorità sanitarie e dai governi europei e destinato a convincere i più scettici riguardo ai benefici della vaccinazione contro il Covid-19, forse non è così inclusivo come pensiamo. Dall’inizio della pandemia i vaccini si sono rivelati poco o per niente accessibili alle categorie più vulnerabili della società, come i detenuti, i senzatetto o le persone in situazione irregolare. Se detenuti e senzatetto sono vittime di una invisibilizzazione, gli immigrati in situazione irregolare lo sono, ma ufficialmente: dal 2009, quando il loro numero era stimato tra 1,9 e 3,8 milioni di persone, non è stato fatto alcun censimento a livello europeo.

In questo contesto, voler censire le persone residenti ma in situazione irregolare che sono riuscite a beneficiare dei programmi di vaccinazione nei paesi europei e nel Regno Unito è praticamente impossibile. È per questo motivo che il sito di giornalismo investigativo Lighthouse Reports, in collaborazione con Picum (Piattaforma per la Cooperazione Internazionale per i Migranti Irregolari, ndt), hanno svolto un’inchiesta confrontando quello che avevano a disposizione, ovvero le politiche adottate dai diversi Stati membri e dal Regno Unito sulla vaccinazione delle persone senza permesso di soggiorno.

L’indagine ha permesso di creare un grafico comparativo molto chiaro ed approfondito, che racconta 18 Paesi valutati sulla base di 5 criteri: la trasparenza delle strategie di vaccinazione; l’accesso accordato (o meno) agli immigrati senza regolare permesso di soggiorno; le eventuali condizioni richieste per l’identificazione e la residenza; le condizioni di accesso alla vaccinazione per altre fasce emarginate della popolazione (detenuti, persone in alloggi inadeguati, senza connessione ad internet o che non conoscono bene la lingua); le garanzie di protezione della vita privata, un criterio essenziale per chi ha paura di venire arrestato a causa proprio del fatto di essere un “immigrato irregolare”.

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(Foto di CDC su Unsplash )

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