Con la crescente importanza dei dati degli utenti per le aziende tecnologiche, che se ne servono per generare guadagni, in Europa è in corso da tempo un dibattito sull’equilibrio tra tutela della privacy e interessi commerciali. Un recente report di Access Now fa luce sul controverso modello “paga o acconsenti”, una pratica che ha sollevato preoccupazioni e ha dato luogo a cause legali in tutto il continente. Questo modello, che obbliga le persone a pagare per accedere a un servizio o, in alternativa, a cedere i propri dati per la pubblicità mirata, ha sollevato interrogativi profondi sull’efficacia del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) e sul futuro dei diritti digitali. La pratica è per esempio molto diffusa tra i siti di notizie, anche italiani.

Il rapporto sottolinea che i modelli “paga o acconsenti” (dall’inglese pay or consent) violano i principi fondamentali del GDPR, che mira a restituire il controllo sui propri dati personali agli individui. Secondo questo modello, le aziende pongono agli utenti una scelta binaria: pagare una quota per utilizzare un servizio senza essere tracciati a fini pubblicitari o utilizzare il servizio “gratuitamente”, consentendo l’uso dei propri dati personali a fini commerciali. Questo trasforma di fatto la privacy in un bene commerciale, costringendo le persone a pagare per qualcosa che dovrebbe essere un diritto fondamentale. Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha sottolineato che il consenso deve essere dato liberamente, senza rischi di coercizione, intimidazione o pregiudizio. Tuttavia, i modelli “pay or consent” partono dal presupposto che i dati appartenga»no alle aziende e non agli individui, e che il rifiuto del consenso comporta una perdita per le aziende.

Il rapporto sottolinea inoltre che la pubblicità mirata, su cui si basano questi modelli, è una pratica intrusiva che mette a rischio i diritti fondamentali. Questa forma di pubblicità comporta un monitoraggio estensivo delle attività online, creando “profili” dettagliati che possono favorire la discriminazione, interferire con la libertà di scelta e manipolare le opinioni delle persone. Il rapporto evidenzia che più del 99% delle persone decide di non pagare quando si trova di fronte a una “tassa sulla privacy”.

Sebbene i modelli “paga o acconsenti” siano diventati noti con l’adozione del modello da parte di Meta nel 2023, il rapporto sostiene che modelli simili siano in uso da anni, approfittando di alcune lacune nel GDPR. Il rapporto evidenzia inoltre che il GDPR è stato attuato in modo diverso nei vari paesi, creando ulteriore confusione. Alcune delle massime autorità dell’UE, tra cui la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), riconoscono la pubblicità comportamentale come una pratica che mette a repentaglio i diritti e le libertà fondamentali.

Il rapporto invita l’UE ad affrontare le cause profonde dei modelli “paga o acconsenti”, non solo i sintomi. Si sottolinea la necessità di un divieto esplicito di tali modelli per prevenire un ulteriore sfruttamento dei diritti degli individui. Il rapporto esorta la Commissione europea e l’EDPB ad adottare linee guida chiare che diano priorità ai diritti umani rispetto agli interessi monopolistici e ad applicare gli standard di protezione dei dati in tutti i contesti giuridici.

In particolare, il rapporto raccomanda che l’EDPB dichiari che i modelli binari “paga o acconsenti” violano la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e non rendono valido il consenso. Il divieto dovrebbe essere applicato a tutti i servizi, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore, e non dovrebbero essere consentite alternative che trattino meno dati. L’EDPB dovrebbe inoltre imporre un consenso granulare e di facile utilizzo e sostenere modelli aziendali che rispettino la privacy. La nuova Commissione europea è invitata ad adottare un regolamento che aggiorni la direttiva sulla privacy attualmente in vigore e a collaborare con l’EDPB e le autorità per la tutela dei consumatori.

Il rapporto si conclude affermando che la direzione presa dall’UE sui modelli “pay or consent” determinerà il futuro della protezione dei dati per gli anni a venire. Si sottolinea la necessità di garantire che gli individui mantengano un controllo reale sui propri dati, senza coercizione o discriminazione e nel rispetto dei loro diritti fondamentali.

(Immagine di fabrikasimf su Freepik)

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