Torna il primo dicembre il seminario Cristina Rossi, che quest’anno si intitola “Donare è appartenere: Promuovere la cultura della solidarietà nei nuovi italiani”. L’iniziativa si svolgerà a Saronno, all’istituto Padre Monti, e si articolerà lungo l’intera giornata. La sessione del mattino prevede le testimonianze di giovani “nuovi cittadini”: protagonisti delle interviste i rappresentanti delle associazioni AssoCina, Giovani Chiesa coopta egiziana, Rete G2 Seconde generazioni, Yalla Italia, Asso.S.B. Associazione giovani senegalesi. A seguire saranno presentati i dati della ricerca “Donare è appartenere – Promuovere la cultura della solidarietà nei nuovi italiani” da parte di Anna Granata e Paolo Guiddi. La sessione pomeridiana si aprirà alle 14,30 con una tavola rotonda sul tema dell’integrazione dei nuovi cittadini e poi spazio alle testimonianze dal territorio. Queste ultime saranno raccolte da parte delle sezioni Avis che aderiscono all’iniziativa attraverso un modulo, che le stesse consegneranno a chi vorrà dare il proprio contributo raccontando la propria storia.

Il tema è di grande attualità e l’Italia è spesso protagonista, purtroppo non sempre in chiave positiva, nelle vicende che riguardano l’immigrazione. Proprio una settimana fa il Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto in cui l’Italia viene criticata per la carenza di assistenza e infrastrutture volte ad accogliere le persone rifugiate provenienti dall’Africa, che sono invece abbandonate a una condizione di povertà e isolamento. «[Nils] Muižnieks -Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ndr- ha lodato l’Italia per aver messo fine alla pratica dei respingimenti illegali -sintetizza il Post– e per aver concesso lo status di rifugiato politico -in tutto sono circa 58mila persone- ma ha criticato la totale mancanza di politiche per integrare e aiutare i rifugiati, che vengono relegati ai margini della società e sono vittime di razzismo e violenza. […] [Egli] ha criticato l’eccessiva durata dei processi in Italia, un problema “che genera il più alto numero di cosiddetti casi ripetitivi che arrivano alla Corte europea dei diritti dell’Uomo”, e ha invitato le autorità nazionali a intervenire per riallineare i processi agli standard europei. Secondo il rapporto l’inefficienza della giustizia italiana riduce il PIL del Paese dell’un per cento all’anno. Inoltre tra il 2007 e il 2011 la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia a pagare circa 30 milioni di euro per le sue violazioni; si stima che anche quest’anno la cifra raggiungerà i dieci milioni di euro».

Sulle questioni relative alla cittadinanza, a pagina 39 del rapporto si rileva che «per esercitare alcuni dei loro diritti, molti rifugiati e altri beneficiari della protezione internazionale sono tenuti a presentare alle autorità amministrative determinati documenti o certificati che potrebbero non riuscire ad ottenere dai loro paesi di origine. Tali obblighi possono ostacolare, per esempio, il loro diritto al riconoscimento dei titoli di studio e professionali, al ricongiungimento familiare, al matrimonio o all’ottenimento della cittadinanza italiana. […] alcuni enti locali impongono requisiti documentali irragionevoli, se non addirittura delle restrizioni per l’iscrizione anagrafica e la residenza, che sono fondamentali per accedere a molti programmi di assistenza sociale».

Com’è chiaro, si tratta di questioni molto complesse, che per essere comprese a fondo hanno bisogno di essere studiate con un approccio che dal locale si allarga a una dimensione internazionale. Indubbia quindi l’utilità del seminario intitolato a Cristina Rossi, che rappresenta l’ennesimo capitolo di una serie di incontri iniziata nel 2003, inaugurata dall’allora presidente regionale Vincenzo Saturni che, assieme al Consiglio regionale, volle con forza istituire un’iniziativa in memoria della “Prof”. Un sentito ringraziamento anche all’attuale presidente di Avis Lombardia Domenico Giupponi e al Consiglio regionale che, anche quest’anno, si sono impegnati a onorare l’appuntamento.