Dopo due anni “difficili” per il gioco d’azzardo, cioè quelli della pandemia, possiamo dire che il settore è tornato ai livelli precedenti alle chiusure che hanno riguardato il 2020 e parte del 2021.
Secondo i dati del Libro blu 2022 pubblicato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli e riportati da un’agenzia stampa di settore, infatti, «Nel 2022 la spesa nel settore dei giochi e delle scommesse è stata di circa 20,4 miliardi di euro, valore in crescita del +31,6% rispetto ai circa 15,5 miliardi del 2021. Crescita ancora più elevata per l’erario, che passa dagli 8,4 miliardi del 2021 agli 11,2 del 2022, con un incremento del +33,4%. Va ricordato però che nel 2021 il settore del gioco è rimasto chiuso, per l’emergenza Covid, per quasi 6 mesi».
È sufficiente però confrontare questi dati con quelli del 2019 per dare una dimensione più chiara al fenomeno. La spesa in quell’anno è stata di 19,45 miliardi di euro, quindi i 20,4 del 2022 rappresentano un aumento del 4,9% rispetto al 2019. Per quanto riguarda il contributo riscosso dall’erario grazie ai giochi, questo è stato di 11,4 miliardi di euro nel 2019, praticamente in linea con quelli del 2022. Insomma, possiamo dire che il gioco d’azzardo ce l’ha fatta: ha rialzato la testa, mentre i giocatori l’hanno riabbassata su apparecchi elettronici, gratta e vinci e lotterie varie, con tutti i problemi che ne conseguono.
Rispetto all’online, da notare che, in base a un altro comunicato dell’agenzia, bar e sale da gioco rappresentano la stragrande maggioranza delle esperienze di gioco: «L’80% della spesa registrata nel 2022 è passata per la rete fisica dei giochi e delle scommesse. Il gioco fisico, infatti, ha registrato una spesa di 16,5 miliardi di euro, contro i circa 3,9 miliardi del gioco online».
È noto come quello del gioco d’azzardo sia un terreno molto scivoloso per lo stato, che da un lato non può rinunciare agli incassi miliardari che esso assicura ogni anno, ma dall’altro deve poi farsi carico delle conseguenze psicologiche e materiali che questo ha sulle persone vittime del gioco patologico e sulle loro famiglie.
Come fa notare il sito BuoneNotizie, esistono delle opportunità di cura gratuite per le persone affette da ludopatia. «Il Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – si legge – ha creato Usciredalgioco, una piattaforma dedicata alla dipendenza dal gioco d’azzardo dove reperire informazioni e strumenti utili ad affrontare la patologia. Esiste anche un numero verde nazionale, 800 558822, tramite cui si può usufruire di un servizio di counseling telefonico anonimo, dove un gruppo di psicologi orienta il giocatore verso i trattamenti e le strutture assistenziali disponibili nelle varie regioni. I professionisti che operano in queste strutture sono principalmente psicologi, medici, assistenti sociali, infermieri ed educatori».
Secondo l’articolo, il ricorso a questi servizi è ancora molto ridotto, a causa di una scarsa conoscenza delle opportunità a disposizione, ma anche per lo stigma sociale che impedisce a molte persone di accettare il fatto di avere bisogno di un aiuto.
Come riportava un articolo di Alice Facchini per L’Essenziale, questo è vero soprattutto per gli anziani. «“Oggi un anziano raramente si rivolge al Serdp (il servizio per le dipendenze, ndr), perché associa quel luogo alle droghe pesanti e a situazioni di grave emarginazione in cui non si riconosce” [ha spiegato Beatrice Longoni, coordinatrice di una ricerca dell’Ordine degli assistenti sociali della Lombardia]. Per cogliere precocemente i segnali della dipendenza, sarebbe poi necessario attivare una rete territoriale composta da associazioni, medici di base, case della salute, patronati e servizi sociali. “Il panorama è diverso da regione a regione: spesso i servizi per le dipendenze non dialogano con quelli per gli anziani non autosufficienti, né con quelli per la salute mentale”, spiega Claudia Mortali dell’Iss. “Bisogna potenziare lo scambio tra diversi settori e professionisti, per andare verso una presa in carico integrata”».
Noi ci siamo
Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.