Un piccolo atto di gentilezza migliora l’umore di chi lo riceve più di quanto creda chi quel gesto lo compie. E questa sottovalutazione, assieme ad altri fattori, potrebbe portare le persone a farne meno di quanto potrebbero o vorrebbero. Come sempre, cerchiamo di approcciare anche temi apparentemente leggeri con il giusto apporto di prove scientifiche. In questo caso lo facciamo grazie a uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Psychology, di cui scrive il New York Times.
La ricerca comprendeva otto piccoli esperimenti che variavano per struttura e partecipanti. In uno, ad esempio, è stato chiesto a studenti universitari di compiere gesti premurosi a loro scelta, come dare un passaggio a un compagno di corso, preparare dei biscotti per qualcuno o offrire un caffè.
In un altro, i ricercatori hanno accompagnato 84 partecipanti in una pista di pattinaggio di Chicago. Questi hanno ricevuto una cioccolata calda dal chiosco degli snack ed è stato detto loro che potevano tenerla oppure regalarla a un estraneo. Ai 75 partecipanti che hanno regalato la cioccolata calda è stato poi chiesto di valutare quanto “grande” sarebbe stato l’atto di gentilezza per il destinatario, su una scala da 0 (molto piccolo) a 10 (molto grande), e di prevedere come il destinatario avrebbe valutato il proprio stato d’animo (da molto più negativo del normale a molto più positivo del normale) una volta ricevuta la bevanda. Ai destinatari è stato poi chiesto di riferire come si sentivano utilizzando le stesse scale.
Nell’esperimento, così come in tutti gli altri, le persone che facevano il gesto di gentilezza sottovalutavano quanto fosse in realtà apprezzata dal destinatario.
Il pensiero degli esperti è che queste aspettative sbagliate abbiano un peso sul comportamento. «Non conoscere il proprio impatto positivo può bloccare le persone dal concedersi questo tipo di atti di gentilezza nella vita quotidiana», ha detto uno dei ricercatori.
Un altro esperimento ha coinvolto 200 partecipanti. Un gruppo di controllo di 50 partecipanti ha ricevuto un cupcake per il solo fatto di avere partecipato allo studio e ha poi valutato il proprio umore. Altre 50 persone che non hanno ricevuto il cupcake hanno valutato come pensavano si sarebbero sentiti i destinatari dopo aver ricevuto il cupcake.
A un terzo gruppo di 50 persone è stato detto che potevano regalare un cupcake a degli sconosciuti ed è stato chiesto loro di valutare il proprio stato d’animo e quello dei destinatari. Anche in questo caso, i ricercatori hanno riscontrato che chi riceveva un cupcake come atto di gentilezza si sentiva meglio di quanto pensasse la persona che lo aveva donato.
Inoltre, le persone che hanno ricevuto un cupcake come atto di gentilezza si sono classificate più in alto su una scala di felicità rispetto a quelle che ne hanno ricevuto uno semplicemente per aver partecipato allo studio, il che conferma che la reazione emotiva positiva sia data dal gesto, oltre che dal cupcake stesso.
L’idea che la gentilezza possa aumentare il benessere non è certo nuova, spiega il Times. Diversi studi hanno dimostrato che il comportamento prosociale – cioè aiutare volontariamente gli altri – può contribuire a ridurre i livelli di stress e che semplici atti di connessione, come mandare un messaggio a un amico, hanno un significato maggiore di quanto si possa pensare. Ma i ricercatori che studiano la gentilezza e l’amicizia sperano che le nuove scoperte rafforzino l’idea scientifica che sia bene compiere più spesso questo tipo di gesti.
Se non avete ancora l’abitudine di compiere atti gentili casuali o se non vi viene naturale, iniziate a pensare a ciò che vi piace fare. Non c’è per forza bisogno di imparare a fare i biscotti. Sicuramente c’è qualcosa che sapete già fare e che potete regalare ad altri, oppure un gesto gentile che potreste facilmente rivolgere a qualcuno ma che esitate a fare. È il momento di agire, farà bene a voi e agli altri.
(Foto di Kelly Sikkema su Unsplash)
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Quando è nata Avis Legnano i film erano muti, l’Italia era una monarchia e avere una radio voleva dire essere all’avanguardia. Da allora il mondo è cambiato, ma noi ci siamo sempre.