Il Sistema sanitario nazionale italiano, che spesso si dice essere tra i migliori al mondo, è da tempo in difficoltà. La pandemia, pur nella sua eccezionalità, ha mostrato tutte le difficoltà di un sistema che non è in grado di stare vicino ai cittadini, soprattutto nell’ambito della medicina generale, e le cui sofferenze sono date anche da una carenza di personale sanitario (in alcuni settori) che va aggravandosi nel tempo. Uno sguardo ai problemi che stanno riguardando l’aggiornamento e l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) dice molto dei problemi attuali.

Innanzitutto bisogna osservare che i problemi di oggi arrivano da lontano e sono noti da tempo. Come spiega su Valigia Blu Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, «il 4° Rapporto GIMBE sul SSN, pubblicato nel giugno 2019, aveva rappresentato il Servizio Sanitario Nazionale come un paziente cronico con multimorbidità, diagnosticando quattro principali “patologie” che ne compromettevano lo “stato di salute”: l’imponente definanziamento pubblico di circa € 37 miliardi nel decennio 2010-2019; l’incompiuta del DPCM sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che aveva ampliato prestazioni e servizi a carico del SSN senza la necessaria copertura finanziaria; gli sprechi e le inefficienze a livello politico, organizzativo, professionale; l’espansione incontrollata dell’intermediazione assicurativo-finanziaria».

Se anche nel pieno della pandemia tutti sembravano concordi sull’obiettivo di rafforzare il comparto sanitario con nuove risorse e interrompendo la politica di tagli dell’ultimo decennio, l’attesa svolta non si è verificata: lo testimoniano «le previsioni del DEF 2022 e della NaDEF 2022 che nel triennio 2023-2025 prevedono una riduzione della spesa sanitaria media dell’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che nel 2025 precipita al 6%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia», spiega Cartabellotta.

A proposito dei Lea e del loro aggiornamento, che dovrebbe avvenire in maniera continua man mano che cambia il contesto sociale e sanitario, Cartabellotta individua alcuni problemi che ne hanno inficiato l’applicazione. Innanzitutto, «il cosiddetto “Decreto Tariffe” non è mai stato approvato per carenza di risorse economiche; infine il Nuovo Sistema di Garanzia, la nuova “pagella” con cui lo Stato darà i “voti” alle Regioni, non è affatto uno specchio fedele per valutare la qualità dell’assistenza».

Su quest’ultimo aspetto si sofferma un articolo del Corriere della Sera dell’8 dicembre, che spiega come lo Stato abbia il compito di individuarli e vigilare sulla loro erogazione, mentre alle Regioni spetta organizzare e garantire le prestazioni. La funzione di monitoraggio viene esercitata attraverso una serie di indicatori che comprendono varie aree di assistenza. «Se la Regione – spiega il Corriere – ottiene un punteggio compreso tra 60 e 100, in ciascuna area assistenziale, è considerata adempiente, quindi ha diritto alla quota premiale del Fondo sanitario nazionale». Già qui secondo alcuni ci sono dei problemi, perché il valore di 60 è giudicato troppo basso per spingere le Regioni a investire di più nell’erogazione delle prestazioni. Inoltre, nell’articolo si spiega che degli 88 indicatori individuati, solo 22 sono monitorati ai fini degli adempimenti regionali. Questo ovviamente porta le Regioni a concentrarsi su questi ultimi, tralasciando i 66 che non sono oggetto di valutazione. Tra gli aspetti poco o per nulla misurati rientrano peraltro importanti parametri come i Pronto soccorso, l’accesso a farmaci innovativi, la telemedicina, l’aderenza terapeutica, il rispetto delle norme sulle liste d’attesa.

Cartabellotta ricorda anche che ci sono importanti diseguaglianze regionali nell’applicazione dei Lea, che «non dipendono solo dalle capacità di erogazione delle Regioni, ma affondano nell’impianto istituzionale di aggiornamento e verifica dei LEA. Un impianto che richiede una profonda revisione di responsabilità, metodi e strumenti, perché l’esigibilità di servizi e prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale non rimanga solo sulla carta».

(Foto di Marek Studzinski su Unsplash)

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