Le persone senza dimora sono tra le categorie considerate più fragili nel contesto della pandemia. Non solo perché le loro condizioni di salute sono talvolta precarie, ma anche perché spesso si trovano a vivere in luoghi molto affollati che possono facilmente diventare focolai d’infezione.

Fortunatamente, come spiega Feantsa (la federazione europea che riunisce le associazioni che si occupano dei senza dimora) nella maggior parte dei casi si è evitato il peggio. È bastato adottare alcune semplici misure, su cui peraltro le associazioni insistono da tempo, per attenuare l’impatto della pandemia sul problema dell’emergenza abitativa.

Il timore, ora che grazie al procedere della campagna vaccinale si entra in una fase nuova della pandemia in cui le misure di sicurezza saranno progressivamente allentate, è che le nuove politiche adottate a favore dei senza dimora siano abbandonate, sprecando così i progressi fatti nel corso dell’ultimo anno e mezzo.

Secondo Feantsa, al contrario, «ogni progresso compiuto a favore dei senza dimora durante la pandemia dovrà essere sostenuto e sviluppato. Le autorità non possono abbandonare coloro che hanno finora protetto, anche perché la crisi seguita alla pandemia ha acuito l’emergenza abitativa. Consolidare e ampliare i successi conseguiti nei mesi scorsi avrà ulteriori ricadute positive».

Libero accesso a un alloggio di emergenza

Durante la pandemia sono stati fatti sforzi senza precedenti per togliere i senza dimora dalla strada e metterli in alloggi di emergenza sicuri. In molti paesi europei il numero di persone che dormono per strada è diminuito sensibilmente. Molti sono stati sistemati in alberghi vuoti o in alloggi per studenti. Diversi paesi europei hanno anche aumentato la propria capacità di accoglienza. Nei casi migliori, questo è stato fatto nel rispetto del distanziamento sociale e ha quindi migliorato le condizioni di vita degli utenti.

«Le amministrazioni pubbliche – scrive Feantsa – devono sfruttare questi successi e assicurare il libero accesso a un alloggio temporaneo a tutti i senza dimora, indipendentemente dal loro status amministrativo, e garantire che nessuno sia costretto a dormire all’aperto per mancanza di servizi adeguati alle sue esigenze».

Basta con gli alloggi solo per la notte

Fornire ai senza dimora un riparo solo per la notte e costringerli a vivere parte del giorno in strada o a utilizzare altri servizi di emergenza ostacola il loro processo di reintegrazione. Allo scoppio della pandemia, molti alloggi notturni sono stati trasformati in rifugi a tempo pieno come misura di salute pubblica. Questo ha permesso ai senza dimora di ridurre il tempo che avrebbero passato in spazi pubblici, anche perché nel frattempo molti centri diurni e mense hanno dovuto chiudere.

«Feantsa chiede che gli alloggi sempre aperti diventino la soglia minima di servizio di alloggio per i senza dimora. I rifugi solo per la notte dovrebbero essere gradualmente eliminati».

Niente più dormitori

In diversi paesi la capacità dei ricoveri esistenti è stata ridotta per permettere ai senza dimora di rispettare le regole sul distanziamento sociale. Feantsa ritiene che i rifugi di scala ridotta, dove i senza dimora o le famiglie hanno la propria stanza e non sono costretti a condividere gli spazi intimi con altre persone, dovrebbero diventare la norma in futuro. Non solo questo ha senso dal punto di vista della salute pubblica, ma renderà anche più semplice un supporto di qualità e più probabile l’integrazione sociale. «È una questione di privacy e dignità».

No agli sfratti che portino all’emergenza abitativa a causa della pandemia

Molte persone in condizioni di povertà hanno faticato a pagare l’affitto durante la pandemia, accumulando debiti. La maggior parte dei paesi europei ha imposto moratorie temporanee agli sfratti, che però stanno per scadere e potrebbero provocare un’ondata di sfratti che porterà inevitabilmente a un picco di senza dimora. Per evitarlo, Feantsa chiede ai governi di prendere in considerazione la cancellazione dell’affitto dovuto (o di una parte di esso) per le persone a rischio di restare senza casa, e di offrire una riduzione del debito per le persone a basso reddito.

Basta con la criminalizzazione dei senza dimora

Feantsa scrive di avere saputo di diverse persone senza fissa dimora multate o incarcerate per non aver rispettato le regole imposte durante la pandemia. «Anche dal punto di vista della salute pubblica, tali misure non hanno senso – scrive Feantsa –. I senza dimora sono costretti a vivere e/o dormire negli spazi pubblici perché non ci sono servizi adeguati ai loro bisogni. Semplicemente non possono “stare a casa”. Inoltre, i senza dimora di solito non possono pagare le proprie multe. Le prigioni sono luoghi da evitare durante una pandemia e costringere le persone a nascondersi per evitare la criminalizzazione le rende ancora più difficili da raggiungere per i servizi sanitari e sociali. In breve, penalizzare le persone per il fatto di essere senza dimora durante la pandemia le mette ancora più a rischio».

(Foto di Jon Tyson su Unsplash )

Se sei arrivato fin qui

Magari ti interessa iscriverti alla nostra newsletter settimanale. Ricevereai il riepilogo delle cose che pubblichiamo sul blog, e se succede qualcosa di importante che riguarda l’associazione lo saprai prima di tutti.

Un paio di clic e ci sei