Tra blackout, inchieste, la concorrenza di TikTok e la scommessa Meta, Daniele Zinni sul Tascabile ricostruisce il declino di Facebook, e in generale descrive la rapida evoluzione del mondo dei social network.
Come si ridistribuiscono le forze in un edificio quando crolla un pilastro? Avendo sufficienti dati a disposizione, un ingegnere o un fisico saprebbero rispondere. È molto più improbabile, invece, che qualcuno abbia un’idea delle conseguenze che si producono quando un elemento viene sottratto da un sistema tecnologico e sociale, che non si affida a leggi della fisica ma alla partecipazione spontanea di miliardi di persone in tutto il mondo.
Lunedì 4 ottobre, un problema tecnico ci ha regalato un esperimento forse irripetibile: i social media di Facebook Inc. (l’azienda prossimamente nota come Meta), cioè Facebook, Instagram, Messenger e WhatsApp, sono stati irraggiungibili per circa sei ore in tutto il mondo. Tanto è bastato a diversi altri social media per registrare sensibili incrementi nel tempo di utilizzo: Sensor Tower ha rilevato un +23% per Snapchat rispetto alla settimana precedente, +18% per Telegram (il cui fondatore ha anche detto di aver acquisito 70 milioni di nuovi utenti in un giorno), +15% per Signal, +11% per Twitter, 2% per TikTok.
Paradossalmente, lo scarto più interessante è l’ultimo, il più basso. In termini di funzionalità, Snapchat, Telegram e Signal possono essere considerate alternative alle altre app di messaggistica, e Twitter non è incomparabile a Facebook. A quanto pare, invece, TikTok fa storia a sé: mentre le app concorrenti sono vasi almeno in parte comunicanti e l’utenza si sposta dall’una all’altra secondo le contingenze, il social di origini cinesi è una camera a tenuta stagna. Il 4 ottobre nessuno sembra aver pensato “se non posso usare Instagram, userò di più TikTok”. Sarebbe molto interessante sapere cosa accadrebbe a parti invertite, se a diventare inaccessibile per sei ore fosse TikTok, ma non c’è ingegnere o fisico che possa predirlo.
In cinque anni TikTok ha registrato una crescita rapidissima ed è entrato di recente nel ristretto circolo di social che contano oltre un miliardo di account attivi, nonostante sia stato bloccato in India e abbia dovuto rinunciare così a un bacino di utenza enorme. Per raggiungere lo stesso traguardo, nel 2012 e nel 2018, a Facebook e Instagram di anni ne erano serviti otto. Certo, erano altri tempi: altre connessioni, altri device, altre abitudini.
Erano anche tempi in cui il potere economico e l’attrazione magnetica di Facebook sembravano irresistibili. Un miliardo di dollari qui, diciannove lì, e le concorrenti Instagram e WhatsApp erano state fagocitate, rispettivamente nel 2012 e nel 2014. Quando Snapchat aveva iniziato ad alzare la testa, nel 2016, era stato sufficiente che Instagram ne copiasse le Stories e i messaggi “a scadenza” per metterla in un angolo. Sembrava una dinamica necessaria: se Instagram inizia a offrire le stesse funzionalità di Snapchat, e in più ha già le proprie (i post permanenti), l’utente sceglierà Instagram. Tornerà su Snapchat il giorno in cui Instagram smetterà di funzionare, come confermano i dati del 4 ottobre. Palline che scivolano lungo piani inclinati, leggi immutabili della natura.
E invece nì.
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(Foto di Jeremy Bezanger su Unsplash )
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