La carne coltivata, le proteine di origine vegetale e le farine di insetti possono avere un ruolo per proteggere il pianeta? Scienza in Reta fa il punto sullo stato delle cose, valutando pro e contro in base a quanto emerge dagli studi scientifici.
Nutrire il pianeta, recitava lo slogan di Expo 2015. L’ultimo rapporto sulla sicurezza alimentare e nutrizionale del mondo pubblicato nel 2022 dalla FAO (Food and Agricolture Organization of United Nations) ci dice che la denutrizione è in crescita. Tra 702 e 828 milioni di persone sono state colpite dalla fame nel 2021. Quasi 3,1 miliardi di persone non hanno potuto permettersi una dieta sana nel 2020: sono 112 milioni in più rispetto al 2019, come conseguenza dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di consumo. Il rapporto della FAO stima che nel 2030 l’8% della popolazione mondiale soffrirà ancora la fame.
Sconfiggere la fame nel mondo è il secondo dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite. Ma non basta. L’obiettivo è farlo in modo sano e sostenibile. I sistemi alimentari contribuiscono per oltre un terzo alle emissioni mondiali di gas a effetto serra. La produzione alimentare ha un impatto significativo sull’ambiente lungo tutta la filiera. In fase produttiva, in campo, nella trasformazione, nel trasporto, nella fase di distribuzione. Produrre cibo consuma ingenti risorse energetiche, ma anche suolo, acqua, compromette la biodiversità, inquina a causa del ricorso a farmaci e pesticidi. Anche gli imballaggi consumano energia e danneggiano l’ambiente. L’impatto sull’ambiente di quanto e di cosa mangiamo è quindi significativo. Tuttavia, molto dipende dalla dieta che seguiamo, ovvero da quello che ogni giorno mettiamo nel piatto.
I prodotti di origine animale hanno un impatto ambientale mediamente superiore rispetto alle produzioni vegetali. Tra le fonti proteiche le carni rosse sono quelle con la maggiore “impronta carbonica”, il parametro che viene utilizzato per stimare le emissioni di gas serra causate da un prodotto o da un servizio.
È importante notare la coincidenza tra le indicazioni derivanti dall’attenzione agli aspetti ambientali e le linee guida di una sana alimentazione. Il Rapporto speciale “Cambiamenti climatici e territorio” del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico IPCC del 20193 afferma: «Il consumo di diete sane e sostenibili è un’importante opportunità per ridurre le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione alimentare e migliorare i risultati di salute (alta confidenza)». Questo significa in pratica che adottando uno stile alimentare sano, ovvero caratterizzato da una importante presenza nella dieta di prodotti vegetali (almeno cinque porzioni al giorno tra frutta e verdura), carboidrati integrali (pane, pasta, riso, cereali integrali), consumo regolare di legumi e limitando il consumo di carne rossa, apportiamo benefici sia alla nostra salute sia a quella del pianeta.
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(Foto di Bonnie Kittle su Unsplash)
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