Dopo decenni di notevoli progressi nella lotta globale contro l’HIV, alimentati dagli aiuti internazionali, questo settore della ricerca sta vivendo un momento critico. Le riduzioni dei finanziamenti da parte dei principali Paesi donatori, inclusa la sospensione degli aiuti da parte degli Stati Uniti, rischiano di vanificare i risultati raggiunti e di innescare un’impennata di nuove infezioni e decessi nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC). Un nuovo studio pubblicato su Lancet HIV offre un quadro preoccupante delle potenziali conseguenze di questi tagli ai finanziamenti, che non sembrano destinati a essere ripristinati.

Lo studio, che ha utilizzato sofisticati modelli matematici coprendo 26 paesi di varie regioni del mondo, ha analizzato l’impatto delle riduzioni dei finanziamenti internazionali per l’HIV previste tra il 2025 e il 2026. Queste riduzioni, annunciate da cinque grandi donatori che collettivamente forniscono oltre il 90% dei finanziamenti globali per l’HIV (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi), variano dall’8% a oltre il 70%. L’immediata sospensione degli aiuti da parte del governo statunitense, erogati in gran parte attraverso il President’s Emergency Fund for AIDS Relief (PEPFAR), peggiora ulteriormente la situazione. La grande differenza la fanno infatti gli Stati Uniti, che da soli pesano per il 72,6% delle donazioni.

I ricercatori hanno proiettato l’incidenza e la mortalità da HIV fino al 2030 in base a diversi scenari, tra cui uno status quo in cui vengono mantenuti gli attuali livelli di spesa e vari scenari che riflettono i tagli ai finanziamenti annunciati e l’interruzione del sostegno del PEPFAR. I risultati sono allarmanti. In tutti i Paesi meno sviluppati, la prevista riduzione media del 24% degli aiuti internazionali, unita alla cessazione del sostegno del PEPFAR, potrebbe portare a 4,43-10,75 milioni di nuove infezioni da HIV e a 0,77-2,93 milioni di decessi correlati all’HIV tra il 2025 e il 2030, rispetto a uno scenario in cui i finanziamenti continuassero ai livelli attuali.

L’impatto sarebbe più grave nei Paesi che dipendono fortemente dai finanziamenti internazionali e in quelli che registrano un aumento dell’incidenza dell’HIV tra le popolazioni studiate. Sei degli otto Paesi dell’Africa sub-sahariana presi a modello che ricevono il sostegno del PEPFAR dipendono da esso per oltre il 40% del loro finanziamento totale per la lotta all’HIV. Nel peggiore dei casi, se cioè i finanziamenti PEPFAR venissero completamente interrotti, i servizi per l’HIV potrebbero subire un’interruzione in queste regioni.

Anche se il sostegno del PEPFAR venisse ripristinato o si trovassero finanziamenti equivalenti, lo studio stima che potrebbero verificarsi fino a 1,73 milioni di nuove infezioni da HIV e fino a 61 mila decessi correlati all’HIV nei Paesi meno sviluppati.

Lo studio evidenzia che le riduzioni di fondi potrebbero vanificare i progressi compiuti nel corso di decenni nella risposta all’HIV. Le categorie più colpite e quelle vulnerabili, che secondo le stime rappresentano il 55% delle nuove infezioni da HIV a livello globale nel 2022, ma che ricevono una quota decisamente bassa della spesa per la prevenzione e i test, sono particolarmente a rischio. Al di fuori dell’Africa subsahariana, l’aumento relativo delle nuove infezioni da HIV tra questi gruppi potrebbe essere fino a sei volte superiore rispetto alla popolazione generale se i budget per la prevenzione e i test venissero ridotti.

Anche i bambini sono colpiti in modo particolare. Il peggiore scenario di interruzione dei finanziamenti potrebbe causare 882.400 nuove infezioni da HIV e 119.000 decessi correlati all’HIV tra i bambini nei Paesi meno sviluppati. Ciò rappresenterebbe un passo indietro significativo negli sforzi per prevenire la trasmissione verticale dell’HIV da madre a figlio.

I ricercatori sottolineano che, anche in scenari ottimistici di mitigazione nella riduzione dei finanziamenti, la loro interruzione su larga scala potrebbe cancellare i progressi degli ultimi 10-15 anni e compromettere l’obiettivo globale di porre fine all’AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030. Essi sottolineano l’urgente necessità di avviare meccanismi di finanziamento sostenibili e di rafforzare i sistemi sanitari nazionali. Strategie come l’integrazione delle cure per l’HIV nei servizi sanitari di base, la mobilitazione di risorse nazionali e l’esplorazione di prelievi specifici per l’HIV o la loro inclusione nei programmi di assicurazione sanitaria sono fondamentali per garantire la sostenibilità a lungo termine.

Lo studio riconosce diversi limiti rispetto alle conclusioni tratte, tra cui l’imprevedibilità dei finanziamenti futuri, la possibili incongruenze nei dati e problemi nei parametri del modello. Tuttavia, la conclusione generale rimane: gli annunciati tagli ai finanziamenti internazionali per la lotta all’HIV rappresentano una grave minaccia per la sicurezza sanitaria globale e potrebbero avere conseguenze devastanti per milioni di persone che convivono con l’HIV o sono a rischio, in particolare nelle regioni più vulnerabili. È quindi urgente che governi, donatori e altri attori globali si impegnino a mitigare questi tagli e garantire la continuità dei servizi essenziali di prevenzione, test e trattamento dell’HIV.

(Foto da freepik)

Ricordati di farlo

Lo sai che puoi destinare il 5 per mille dell’IRPEF all’Avis di Legnano? Basta inserire il nostro codice fiscale al momento della dichiarazione. Useremo i proventi per fare ancora meglio ciò che facciamo da sempre.

È spiegato tutto qui