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ikea
Foto di Trevor Pritchard.

Nei territori di Rescaldina e Cerro Maggiore, potrebbe sorgere nei prossimi mesi un nuovo centro commerciale Ikea. L’area in questione, a cavallo tra la provincia Nord Ovest di Milano e quella di Varese, è tra le più urbanizzate in Italia, e le aree agricole o non edificate hanno lasciato il passo ad agglomerati che sempre di più tendono a unirsi, formando un’unica grande città. Ovviamente, essendo un’area tra le più operose nel Paese, la crisi si è abbattuta anche da queste parti, molte aziende hanno chiuso e molte persone si sono ritrovate senza lavoro e senza prospettive. Ora, qualcuno vuole far credere che una delle vie per favorire la ripresa economica sia costruire un grande polo commerciale, segnato dall’ingombrante presenza di una nuova sede Ikea. In questi casi, ormai è un classico, si fa leva sulla creazione di nuovi posti di lavoro che il nuovo centro porterebbe con sé, mentre si dimenticano le difficoltà che incontrerebbero i tanti esercizi commerciali sparsi nel territorio circostante, che di sicuro non potrebbero reggere la concorrenza di un colosso tanto potente.

La Confcommercio di Legnano ha fatto uno studio sul contesto economico e sull’impatto che la nuova Ikea potrebbe avere: si parla di «una occupazione generata di 841 unità e un’occupazione distrutta di 1.085 unità, quindi con un saldo negativo di -244 unità. Tale numero è tuttavia sottostimato in quanto relativo alle strutture di vicinato, senza tenere conto delle ulteriori perdite occupazionali qualora altre grandi e medie strutture di vendita scendano al di sotto dei valori minimi di redditività per la gestione commerciale».

C’è poi la questione del territorio e dell’ambiente, già messo in ginocchio dalla continua cementificazione, come si diceva in apertura. In questo senso, lunedì 7 luglio è stato diffuso un documento di Legambiente con osservazioni in merito al progetto. Innanzitutto si fa notare che, invece di rosicchiare l’ultima porzione di suolo agricolo che divide i Comuni in questione, si potrebbero sfruttare aree già edificate ma in stato di abbandono: «Laddove si reputasse comunque necessario individuare aree da destinare a superficie per la distribuzione commerciale, nell’area oggetto dell’intervento e nel circondario sono presenti insediamenti dismessi completamente abbandonati che ben potrebbero accogliere interventi di miglioramento urbano e riutilizzo edilizio, non ci risulta però che tale eventualità sia stata adeguatamente tenuta in considerazione. L’intervento oggetto delle osservazioni inoltre elimina una delle ultime aree agricole presenti nel territorio dei comuni saldando definitivamente la città di Legnano con Cerro Maggiore e Rescaldina. Si completerebbe la saldatura urbana creando una intensa conurbazione con al centro l’autostrada e le estese aree dismesse abbandonate. Il progetto dunque non migliora per nulla la tessitura territoriale e danneggia irrimediabilmente ogni prospettiva di ricucitura e valorizzazione degli spazi aperti».

Un intervento del genere, oltre a rendere ancora più denso di cemento il territorio, avrebbe come conseguenza un notevole aumento del traffico, con tutte le implicazioni negative sull’inquinamento dell’aria (già tra le meno salutari d’Italia) e in generale sulla qualità della vita: «Segnaliamo inoltre che l’aumento vertiginoso del traffico veicolare prodotto dall’intervento a forte impatto commerciale creerà un problema di intasamento sull’autostrada proprio nell’unica uscita delle città di Legnano, Cerro Maggiore e Rescaldina che ospitano circa 100mila abitanti». Insomma, considerando tutto questo, il nostro parere è che questo progetto sia da rivedere, o meglio ancora abbandonare del tutto.

 

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