Dell’approvazione del decreto relativo al servizio civile universale avevamo parlato il 14 febbraio, ma solo lunedì 3 aprile la norma è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, ed entrerà in vigore ufficialmente il 18 aprile. Nell’articolo di febbraio elencavamo tutte le principali novità in arrivo, tra cui soprattutto la possibilità di accorciare il periodo di svolgimento da dodici a otto mesi, mentre le ore settimanali passeranno da 30 a 25 (questo per favorire chi studia o fa altri lavori). Vi sarà poi la possibilità, qualora il progetto lo preveda, di trascorrere fino a tre mesi di servizio in un altro Paese dell’Unione europea. Nelle dichiarazioni dei politici di questi giorni sono contenuti obiettivi a breve e lungo termine legati a questa riforma. In particolare Luigi Bobba, sottosegretario del Ministero del lavoro, riporta il Post, ha detto che «nel 2017 il servizio civile sarà ampliato fino a prevedere 50mila posti (nel 2015, fra bandi speciali e ordinari, sono stati garantiti 35.247 posti). […] L’obiettivo a lungo termine delle nuove misure è comunque quello di ampliare ulteriormente i posti disponibili fino ad arrivare a 100mila, più o meno il triplo di quelli garantiti nel 2015».
Da ultimo, tra le note per cui è lecito essere ottimisti, c’è il rilascio di un attestato di fine servizio, che a detta di Bobba potrà «essere valutato nei pubblici concorsi e potrà consentire l’acquisizione di eventuali crediti formativi per gli studenti universitari».
L’unico a esprimere qualche preoccupazione di fronte ai tempi lunghissimi che sono stati necessari per arrivare alla pubblicazione di questo decreto è Carlo Mazzini, dalle pagine del suo blog. Facendo i conti, infatti, il testo era dato per “quasi pronto” il 9 novembre del 2016. La stesura definitiva, come scrivevamo in apertura, è arrivata solo a febbraio di quest’anno. Da quel momento, senza una spiegazione precisa, sono passati ulteriori 52 giorni per arrivare alla pubblicazione del 3 aprile. Un totale di 145 giorni di “gestazione” per un decreto teoricamente “pronto” fin dall’inizio. A voler prendere come data di inizio quella della votazione finale in Parlamento della legge delega, si arriva addirittura a 313 giorni, circa 10 mesi.
Se pure siamo tutti d’accordo sul fatto che si tratti di un traguardo importante, non si può non notare quanta fatica abbia fatto il testo – che godeva di appoggio da ogni parte – ad arrivare all’ultima tappa del suo percorso. Allora, si chiede Mazzini, quanto ci vorrà per le misure più complesse di questa, che ancora attendono di sapere il proprio destino? «Il codice unico del terzo settore, che conterrà un insieme di norme che ridisegneranno la geografia del terzo settore, dai rapporti interni con i soci alla definizione delle attività di interesse generale; dai rapporti con la pubblica amministrazione, al procedimento per il riconoscimento giuridico; dal registro unico alla definizione della fiscalità di vantaggio (sempre che sia previsto all’interno del codice e che invece non sia scorporato). Aggiungete gli altri decreti legislativi: 5 per mille, reti associative (che contiene anche il consiglio nazionale del terzo settore e le nuove norme sui Centri di servizio per il volontariato, e quest’ultime vengono contestate da molti Csv), per passare all’impresa sociale e all’impatto sociale. Ad oggi mancano solo 35 giorni all’ultima possibilità per il Consiglio dei ministri di licenziare tutti questi testi. Sarebbe opportuno cogliere l’occasione per proporre per via legislativa una proroga di 9 mesi. Evitiamo le gattine frettolose con i mici ipovedenti e cerchiamo di essere realisti. Per scrivere bene i testi ci vuole tempo; per produrre qualcosa di rivoluzionario ci vuole tempo».
L’invito, che ribadiamo anche noi, è a mettersi seriamente al lavoro per portare a compimento tutte le riforme ancora in sospeso, pensando meno agli annunci e più alla sostanza delle materie. «È un traguardo importante il decreto sul servizio civile universale – conclude Mazzini –, ma non dimentichiamoci che la lunghezza della sua gestazione è frutto di una politica e di una burocrazia palesemente disinteressate all’argomento e spesso inadeguate al compito; e questo non è un buon viatico per il resto della riforma».
Fonte foto: flickr