«Conosci te stesso» è un motto greco che sintetizza l’esortazione socratica a cercare la verità dentro di sé e non nel mondo delle apparenze. «Credi in te stesso» potrebbe essere l’adattamento per i nostri tempi, in cui molto più della conoscenza, l’uomo sembra cercare sicurezze perdute. (Da notare che la conoscenza è una spinta in avanti, mentre quella odierna è un’attrazione verso qualcosa che imputiamo al passato, non al futuro). E proprio Socrate, come si legge nell’Apologia di Platone, fu un grande difensore delle istituzioni ateniesi. Anche quando queste erano schierate contro di lui per processarlo. Si difese, argomentò la propria innocenza, e poi accettò la sentenza, che gli fece trovare la morte. Oggi, probabilmente, non andrebbe così.
Dai testi della letteratura greca, passiamo agli istogrammi e alle “torte” del XII rapporto Edelman sulla fiducia dei cittadini, l’Edelman trust barometer. Nella nuova edizione del documento, che cerca di individuare le oscillazioni di fiducia dei cittadini nei confronti di soggetti e istituzioni che li circondano, fa un notevole balzo in avanti (dal 43 al 65 per cento in un anno) la voce “A person like yourself”, una persona come te. Più dei rappresentanti di ong (in cui comunque confida un numero crescente di persone, passate dal 47 al 50 per cento), più degli amministratori delegati di grandi aziende (scesi dal 50 al 38 per cento), più degli analisti finanziari (scesi dal 53 al 46 per cento); e ancora, più dei rappresentanti del governo, che hanno perso in un anno 14 punti percentuali, scendendo dal 43 al 29 per cento.
Interessante il fatto che un’impennata, oltre alla fiducia in se stessi, l’abbia conosciuta anche quella nell’”impiegato medio”, la persona comune, l’uomo della strada. Stabili invece, al di sopra di tutti, i professori universitari ed esperti (dal 70 al 68 per cento) e i tecnici in generale (dal 64 al 66 per cento). I risultati sembrano dare a intendere che la politica abbia perso il suo fascino agli occhi dei cittadini, che evidentemente preferiscono riconoscersi in persone più simili a se stessi, personaggi meno costruiti e più concreti. Oppure in uomini e donne che ne sanno un po’ di più su un certo argomento, e quindi di quello si occupano, come tecnici ed esperti.
Quelli citati sono dati globali, riferiti ai 25 Paesi presi in considerazione. Ma il caso italiano sembra rispecchiare questa tendenza, quando si legge che il 73 per cento degli intervistati non crede per nulla alle parole di rappresentanti governativi. Percentuale che si ferma al 51 per cento per gli esponenti del mondo industriale e finanziario (che non sempre hanno nomi e cognomi diversi dai primi). Inoltre, sempre nel nostro Paese, la fiducia nel governo di un ulteriore campione di “ben informati” (persone con laurea e con reddito superiore alla media) è scesa dal 45 al 31 per cento. Va detto che, al momento della raccolta di questi dati, probabilmente era ancora in carica il precedente Consiglio dei ministri, ma pensiamo che il dato non sarebbe sensibilmente diverso neanche oggi.
Business e politica sono maghi le cui illusioni non incantano più. C’è voluta una crisi per mettere a nudo i loro trucchi, e ora la gente sembra avere una grande voglia di normalità e concretezza. Ma ciò che preoccupa è lo iato sviluppatosi tra società civile e politica, per cui quest’ultima non sembra più in grado di offrire un’idea di società accettabile e credibile. Un periodo tecnico può servire per superare momenti di crisi con azioni mirate, ma alla lunga darebbe vita a un Paese grigio, immobile. L’arte di governare gli Stati è altra cosa, e se veramente sta crescendo la fiducia in noi stessi, allora meglio affrontarla attraverso il nodo socratico iniziale: «Conosci te stesso».