Negli ultimi anni abbiamo assistito in più occasioni alle conseguenze concrete che la diffusione delle teorie complottiste può avere sul corso di eventi anche molto importanti. Un’inchiesta coordinata da IRPIMedia ha approfondito ciò che accade nei movimenti di questo tipo, che spesso legano al cospirazionismo una qualche forma di spiritualità, dando vita al fenomeno della “cospiritualità”.
È la fine del diciannovesimo secolo. Una donna russa sulla cinquantina si lascia alle spalle la giungla urbana parigina per avvicinarsi a un paesaggio più familiare, fatto di pianure erbose e senz’alberi. Nel suo lungo viaggio verso est, porta con sé un manoscritto incompiuto. Tra pagine di scarabocchi e annotazioni, il testo nasconde riferimenti a consultazioni segrete e piani intesi a piegare l’ordine mondiale per mano di un gruppo segreto di leader ebrei. La versione articolata di quei documenti sarà storicamente conosciuta come i Protocolli dei Savi di Sion, un falso antisemita compilato da alcuni agenti della Okhrana, la polizia segreta russa, nella Parigi dell’affaire Dreyfus. Negli anni a venire, i Protocolli saranno ampiamente utilizzati dalla propaganda nazista, diventando poi parte fondante della letteratura del Terzo Reich.
Il nome della donna è Yuliana Glinka, occultista e agente segreto del governo russo. Secondo quanto riportato dagli storici della religione Egil Asprem e Asbjørn Dyrendal, a Parigi Yuliana aveva abitato i circoli sotterranei dell’esoterismo occidentale dell’epoca, immergendosi nel movimento filosofico-religioso dei Teosofi e nella loro scienza mistica e occulta. La storia di Glinka è forse uno dei casi più eclatanti dove il mondo delle eterodossie spirituali e quello delle narrazioni cospiratorie sono entrati in relazione: un fenomeno tutt’altro che unico e quanto mai diffuso, che oggi è conosciuto come “cospiritualità”, neologismo coniato dai sociologi Charlotte Ward e David Voas nel 2011.
Gli ambienti teosofici sono stati alla base della diffusione di storie dall’inclinazione cospiratoria in cui mormorii e rivelazioni inquietanti su piani segreti di indistinti poteri occulti erano «una sorta di irresistibile topos letterario» già per gli autori esoterici dell’epoca, spiega Asprem. E quando le teorie della cospirazione si mettono in relazione con immaginari che attengono al mondo della spiritualità contemporanea, possono asservirsi alla propagazione di ideologie estremiste. Oggi, tracce e frammenti di cospirazionismi dal sapore estremista sono il simbolo di una controcultura digitale che è «sempre più maggioritaria», precisa Nicola Pannofino, docente e dottore di ricerca in Sociologia all’Università degli Studi di Torino.
Fenomeni apparentemente di nicchia che pensavamo relegati alla realtà distorta e poco rappresentativa dell’iperspazio digitale, appartengono ora alle dinamiche del consenso politico e della mobilitazione sociale. Nel libro Religione sotto spirito. Viaggio nelle nuove spiritualità, gli autori Stefania Palmisano e Nicola Pannofino lo definiscono il «paradosso dell’invisibilità»: i movimenti religiosi non istituzionalizzati sono spesso difficili da riconoscere, perché magari usano canali di diffusione che non sono strettamente religiosi o perché i loro simboli e costumi ci risultano poco familiari. Per questo, spiega Pannofino, sfuggono alla nostra attenzione, portando a sottovalutare il fenomeno.
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(Foto di Tom Roberts su Unsplash)
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