Il cambiamento climatico ha portato il pianeta vicino a superare numerosi “punti di rottura”, secondo una valutazione compilata da oltre 200 ricercatori. Il più noto di questi punti di rottura è quello dell’aumento 1,5°C, di cui si è parlato molto a seguito della COP21 di Parigi. Il superamento di questi limiti potrebbe portare a effetti irreversibili sui sistemi naturali fondamentali per il sostentamento umano, scrivono gli autori, che aggiungono che è giunto il momento di affrontare queste minacce e di accelerare gli sforzi per prevenirle.
Alcuni scienziati però, scrive Nature, diffidano dall’eccessiva enfasi sui punti di rottura (tipping points), perché è difficile definire i rischi e valutarne la probabilità. Ma pochi dubitano che i rischi siano reali o che stiano aumentando con l’aumento delle temperature globali.
Il rapporto è stato pubblicato il 6 dicembre in occasione della 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, mentre i rappresentanti dei governi di tutto il mondo conducono la prima valutazione formale dei progressi compiuti nell’ambito dell’accordo di Parigi del 2015 per contenere i cambiamenti climatici.
Altri dati diffusi alla COP28 chiariscono la portata della sfida, prosegue Nature. Il 5 dicembre gli scienziati hanno annunciato che le emissioni globali di combustibili fossili di quest’anno sono sulla buona strada per raggiungere un livello record di circa 37 miliardi di tonnellate di anidride carbonica: l’1,1% in più rispetto al 2022. E Climate Action Tracker, un consorzio scientifico che monitora le politiche climatiche, ha stimato che gli attuali impegni delle nazioni a ridurre le emissioni, come previsto dall’accordo di Parigi, potrebbero consentire alle temperature globali di salire a 2,5 °C sopra i livelli preindustriali entro il 2100.
Il pericolo più immediato riguarda le barriere coralline di tutto il mondo, che sono minacciate anche dagli attuali livelli di riscaldamento. Anche le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale rischiano un crollo irreversibile che potrebbe far aumentare il livello dei mari nel corso di questo secolo e oltre.
Con un riscaldamento di appena 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, spiega Nature, le foreste settentrionali sono a rischio, così come le mangrovie e altri ecosistemi costieri, avverte il rapporto. Ampie parti della foresta pluviale amazzonica potrebbero essere sostituite dalla savana con un riscaldamento di soli 2 °C, sconvolgendo la vita in tutto il Sud America e provocando un’immissione di anidride carbonica ancora maggiore nell’atmosfera.
Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha valutato diversi scenari che mirano a raggiungere l’obiettivo di 1,5 °C, ma quasi tutti prevedono che le temperature superino temporaneamente tale livello prima di scendere nuovamente quando ridurremo le emissioni di CO2 dall’atmosfera nel corso dei prossimi decenni. Questi scenari di superamento aumentano il rischio di superare i punti di rottura, che renderebbero impossibile riportare il clima allo stato attuale.
Ciò significa, spiega l’articolo, che le decisioni dell’umanità nei prossimi dieci o vent’anni potrebbero influenzare la vita sul pianeta per migliaia di anni, e i sistemi di governance di cui disponiamo oggi non sono adatti a un problema di questa portata.
Per alcuni ricercatori, tuttavia, la questione è se concentrarsi sui punti di rottura faccia la differenza dal punto di vista sociale e politico.
Alcuni ricercatori sospettano che la crescente frequenza di eventi meteorologici estremi e di altri impatti climatici sia più in grado di stimolare all’azione rispetto agli avvertimenti di potenziali catastrofi climatiche. Inoltre, se i governi adottassero misure sufficienti per proteggere i loro cittadini dagli impatti climatici noti, non dovrebbero preoccuparsi dei punti di rottura.
Il rapporto offre anche una speranza, conclude Nature. Elenca i potenziali punti di rottura positivi nei sistemi sociali, politici ed economici, che, se superati, potrebbero portare a benefici straordinari per il clima. Gli scienziati affermano che stanno già vedendo le prove di uno di questi punti di svolta, dal momento che la diminuzione del costo dell’energia eolica e solare spinge un numero sempre maggiore di investimenti ad abbandonare i combustibili fossili per passare all’energia pulita.
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