Geniodonna è un mensile che nasce da due associazioni femminili dell’area del Cantone Ticino (la Federazione delle Associazioni Femminili Ticinesi) e della provincia di Como (il Senato delle Donne di Como. L’obiettivo è portare sulle pagine del giornale il punto di vista delle donne di quell’area geografica sui problemi del vivere. Geniodonna sostiene un’iniziativa interessante, a cui vogliamo dare spazio sulle nostre pagine. Il 23 marzo si è svolto alla Facoltà dell’Insubria di Como il primo incontro del “work in progress” dal titolo “Il corpo delle donne tra tradizione e modernità” (seguiranno gli incontri del 6 aprile sulla condizione della donna in India e del 25 maggio sul rapporto tra donna e Islam). Ospite della giornata inaugurale la giornalista Lorella Zanardo, autrice di un documentario (www.ilcorpodelledonne.net), che fa un’analisi (piuttosto desolante) dell’idea della donna messa in circolo nel nostro Paese dalla televisione. Il documentario, che si può vedere online in forma integrale, ha suscitato reazioni positive in diversi contesti, tra cui il Parlamento europeo, in cui è stato proiettato, ed è sfociato in un incontro con la Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, a cui è stata presentata una lettera con richieste precise: «Innanzitutto che sia istituito presso la Commissione di vigilanza, come in altri Paesi, la Difensora dello Spettatore – scrive Geniodonna – : una nuova figura di vigilanza e controllo che lavori, per segnalare e eventualmente per denunciare le attuali violazioni. E poi il lancio di uno spot (stile pubblicità progresso) per le fasce orarie di maggior visibilità, efficace nel trasmettere la pluralità e le diverse bellezze, attitudini, aspirazioni, successi, dell’universo femminile». Staremo a vedere quali saranno le risposte concrete da parte dell’organismo di vigilanza.
L’attenzione si sposta dall’altra parte del mondo per la seconda giornata, che si terrà il 6 aprile, e tratterà la condizione della donna in India. «Nella tradizione indù alla donna veniva riconosciuto un ruolo di vera e propria dipendenza dall’uomo: prima dal padre, poi dal marito e infine dai figli. Dall’Indipendenza nel 1947 e, soprattutto, dall’avvento della Costituzione indiana del 1950, che stabilisce espressamente il principio di uguaglianza tra i sessi, sono stati molti i passi avanti fatti nel percorso di emancipazione della donna indiana. Tuttavia, indipendentemente dagli ormai numerosissimi interventi legislativi volti a migliorare la situazione sotto diversi profili delle donne in India, l’attaccamento alle tradizioni, soprattutto nelle zone rurali, confina ancora molte donne in una condizione di forte subordinazione, giustificando inoltre il ricorso a pratiche arcaiche e disumane di sanzione nei confronti di quelle donne che abbiano osato violare un codice di comportamento, ormai superato (si vedano ad esempio i casi di donne sfregiate al viso con l’acido, per non aver pagato la dote maritale, o il fenomeno ancora in auge del bride burning). Se da un lato quindi la donna indiana si ritrova protagonista di campagne sociali per l’affermazione di un’uguaglianza anche di tipo sostanziale, dall’altro lato si confronta con un mondo ormai globalizzato in cui la figura femminile diventa interprete di messaggi pubblicitari e di una industria cinematografica di rilevanza mondiale».