Certe morti silenziose non fanno quasi più notizia, eppure è nostro dovere porvi l’attenzione. In questa convulsa fase politica, in cui le forze politiche cercano un accordo di governo su alcuni punti comuni da sviluppare nei prossimi mesi, i primi temi da mettere sul tavolo dovrebbero essere quelli dei diritti civili. Invece si preferisce stare su altre questioni, come si dice più vicine “alla pancia” dei cittadini, come il taglio dei costi della politica, ecc. Cose importanti, per carità, ma intanto nelle carceri italiane si continua a vivere in condizioni di sovraffollamento ed emergenze sanitarie. Oppure si muore, come racconta la notizia che pubblichiamo qui di seguito. Alle ultime elezioni hanno partecipato 3.426 detenuti, pari a circa il 5,2 per cento (dato calcolato sull’intera popolazione carceraria, mentre manca quello sugli aventi diritto). Segno che per la stragrande maggioranza di queste persone il carcere sta fallendo il suo obiettivo, che dovrebbe essere quello del recupero, oltre che della punizione.

NAPOLI – Nel solo mese di febbraio sono morti, per cause da appurare, tre detenuti nel carcere di Poggioreale, nel quale sono reclusi circa 2.781 persone su una capienza di 1.679 posti. Lo rende noto Mario Barone, presidente dell’associazione Antigone-Campania. «Il 1 febbraio 2013 C.D., già ricoverato al centro clinico interno al carcere di Poggioreale, è deceduto dopo un ricovero urgente al Loreto Mare. F.M. è morto il 6 febbraio 2013 in ospedale, dove era stato ricoverato dal 26 gennaio 2013. R.F. è deceduto a seguito di un malore in istituto il 16 febbraio 2013: il 118 ne ha constatato il decesso». Questa la drammatica sequenza di morti secondo il portavoce dell’associazione.

«È davvero un dato preoccupante -ha detto Barone- la sequenza di tre decessi per ragioni legate alla salute. Nei primi due casi, il ricovero in una struttura ospedaliera extra-muraria, avvenuta solo pochi giorni prima del decesso, solleva non pochi interrogativi sugli standard delle prestazioni sanitarie rese all’interno del carcere. Per quanto riguarda l’ultima morte improvvisa, ci chiediamo quali siano le procedure previste nei casi di emergenza e quali interventi di pronto soccorso si attivino in attesa dell’arrivo dei sanitari del 118».

«Nonostante siano passati cinque anni dal passaggio della sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia alla competenza delle Asl -continua Barone- a oggi, non abbiamo dati affidabili e certi sui quali effettuare un monitoraggio. Secondo le nostre stime oltre il 60 per cento dei detenuti presenta una patologia cronica. La tutela della salute in carcere rimane una zona grigia dei diritti fondamentali del detenuto».

«Il nuovo Parlamento -ha concluso il presidente campano di Antigone- dovrà occuparsi, non solo delle drammatiche condizioni di sovraffollamento carcerario che hanno portato l’Italia a essere condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma anche della tutela del diritto universale alla salute all’interno degli istituti di pena. Noi da subito segnaleremo questi decessi al garante campano dei diritti dei detenuti e al presidente della Commissione sanità e sicurezza sociale del Consiglio regionale perché se ne approfondiscano le cause e le dinamiche».