Molti stereotipi di genere, assimilati fin da piccoli, diventano insegnamenti tossici per gli uomini. Per citarne uno: “i maschi non piangono”. L’esperienza di sensibilizzazione dell’associazione Maschile Plurale raccontata su Valigia Blu.
“La violenza contro le donne ci riguarda”. Lo slogan che ha spinto alcuni uomini a scendere in varie piazze italiane lo scorso marzo – da Biella a Roma, passando per Albenga, Milano e Torino – è anche il titolo di un appello nazionale del 2006 che ha portato l’anno successivo alla nascita dell’associazione Maschile Plurale, una rete di uomini che si riconoscono in un percorso comune di cambiamento rispetto ai paradigmi della mascolinità sessista e patriarcale.
L’appello si concludeva così:
“Chiediamo che si apra finalmente una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro. Una riflessione comune capace di determinare una sempre più riconoscibile svolta nei comportamenti concreti di ciascuno di noi”.
Una svolta necessaria e non più rinviabile per quegli uomini che nel patriarcato non vedono solo privilegi, ma anche una gabbia.
Come spiega il filosofo femminista Lorenzo Gasparrini nel suo libro “Perché il femminismo serve anche agli uomini” (Eris Edizioni, 2020) “il principale inganno che crea il sistema patriarcale nei pensieri e nei gesti degli uomini è l’illusione della loro libertà, l’idea che il mondo sia a loro disposizione per realizzare i loro desideri, la convinzione di non essere toccati da costrizioni e imposizioni legate al loro genere”.
“Questa illusione”, prosegue Gasparrini, “poggia su solide basi: i condizionamenti che fondano la ‘normale’ maschilità, la ‘naturale’ identità maschile. Condizionamenti facilmente riassumibili in quei caratteri stereotipati tipici del maschio alpha: essere sicuri di sé, mostrare di non avere paura di nessuno né del giudizio degli altri; avere spirito combattivo, non arrendersi né lasciarsi andare, mantenere la parola; incarnare una forma di autorità, di potere o di talento”.
Questi stereotipi, assimilati fin da piccoli, diventano insegnamenti tossici. Uno dei più invalidanti è che “i bambini, i ragazzi e poi gli uomini non piangono, non manifestano emozioni”.
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(Foto di Yogi Purnama su Unsplash )
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