Da diverso tempo si discute della possibilità che il Long Covid, ossia la lunga persistenza di sintomi causati dal COVID-19 che alcuni guariti vivono, sia ufficialmente riconosciuto come malattia. Andrea Zitelli su Valigia Blu ricostruisce il percorso accidentato di questa causa.

A novembre del 2020, Laurie Bedell, insieme alla sua famiglia a Pittsburgh, negli Stati Uniti d’America, è risultata positiva al nuovo coronavirus. A causa della COVID-19 il padre di Laurie è deceduto. La donna, invece, ha superato l’infezione, ma, racconta la CNN, a un anno di distanza, sta ancora combattendo con la “sindrome post-COVID” (o anche Long COVID). Laurie, che ha 42 anni, dichiara di soffrire di un grave forma di affaticamento, di deterioramento cognitivo e di sentire dolore costante: “È ingrassata di 20 chili – continua il sito dell’emittente statunitense – e spesso dorme sul divano perché non trova la forza per salire le scale della sua camera da letto. Ha bisogno di un deambulatore per muoversi in casa e di una sedia a rotelle per gli appuntamenti medici”. La stessa donna ha detto al giornalista: «Riesco a malapena ad alzarmi dal letto o dal divano. Il dolore e la stanchezza sono così forti che non riesco letteralmente a muovermi». Una situazione che le rende quasi impossibile lavorare: “Prima della COVID, Laurie era la direttrice infermieristica di un’agenzia di assistenza sanitaria a domicilio, ma non lavora da gennaio. Dopo aver esaurito il suo tempo libero retribuito, è stata licenziata”.

Si tratta di un caso grave, ma non unico, continua l’articolo: secondo una stima fornita dal dottor Greg Vanichkachorn, che insieme al suo team presso la Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, sta studiando la sindrome post-COVID, ci sarebbero all’incirca «1,3 milioni di americani senza lavoro in questo momento a causa dei sintomi legati alla Long COVID». La scorsa estate, il governo federale degli Stati Uniti ha deciso che questa sindrome può essere riconosciuta come una disabilità e per questo motivo, pur tra difficoltà burocratiche, i pazienti affetti possono richiedere un’assistenza finanziaria. A livello globale non esiste una stima ufficiale di quante persone ne soffrano. Secondo quanto riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra il 10% e 20% dei pazienti affetti da COVID-19 manifesta sintomi persistenti per settimane o mesi dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2. Un recente studio dell’Università di Oxford suggerisce che questa percentuale potrebbe essere ancora più alta, oltre il 30%. E una revisione sistematica di 57 studi condotti in tutto il mondo, pubblicata a ottobre, ha rilevato che più della metà delle persone che avevano avuto sintomi di Covid, sei mesi dopo aveva ancora problemi di salute.

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(Foto di engin akyurt su Unsplash)

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