Gennaio, oltre che il mese del Dry January, è anche il mese dedicato alla prevenzione del cancro alla cervice uterina. Secondo i dati citati nel rapporto I numeri del cancro in Italia, nel 2022 si stima ci siano state circa 2.500 nuove diagnosi, l’1,3 per cento di tutti i tumori riscontrati nelle donne.

Il carcinoma della cervice uterina, spiega il rapporto, è il secondo tumore per frequenza tra le donne, dopo quello alla mammella. La condizione di salute che più spesso determina lo sviluppo del tumore alla cervice uterina è l’infezione persistente da Papilloma virus (HPV), mentre la diagnosi precoce rappresenta la strategia più efficace nella prevenzione: «La diffusione dei programmi di screening con il Pap-test a partire dagli anni ’70 e dell’HPV test più recentemente ha rappresentato il principale fattore di riduzione dell’incidenza e mortalità per la neoplasia», si legge nel rapporto.

A livello mondiale, si legge sul sito dell’OMS, il cancro del collo dell’utero è il quarto tumore più comune nelle donne a livello globale, con una stima di 604 mila nuovi casi e 342 mila decessi nel 2020. I tassi più elevati di incidenza e mortalità del cancro cervicale si registrano nei Paesi a basso e medio reddito. Ciò riflette le maggiori disuguaglianze dovute alla mancanza di accesso ai servizi nazionali di vaccinazione contro l’HPV, di screening e di trattamento del collo dell’utero e a fattori sociali ed economici.

Il papillomavirus umano (HPV) è una comune infezione a trasmissione sessuale che può colpire la pelle, l’area genitale e la gola. Quasi tutte le persone sessualmente attive vengono infettate a un certo punto della loro vita, di solito senza sintomi. Nella maggior parte dei casi il sistema immunitario elimina l’HPV dall’organismo. Tuttavia, un’infezione persistente da HPV ad alto rischio può provocare lo sviluppo di cellule anomale che si trasformano in cancro.

In genere sono necessari 15-20 anni affinché le cellule anomale si trasformino in cancro, ma nelle donne con un sistema immunitario indebolito, come nel caso dell’HIV, questo processo può essere più rapido e richiedere 5-10 anni.

Durante la visita ginecologica, è possibile effettuare il Pap-test, «che permette di identificare le lesioni pre-cancerose o cancerose negli stadi iniziali e che rientra nel piano di screening oncologico nazionale – spiega il sito di AIRC –. Il ginecologo può anche effettuare, come oggi consigliato, l’HPV-test, un esame in grado di individuare direttamente la presenza del DNA del virus HPV. A partire dai 25 anni e fino ai 64 anni, a tutte le donne viene offerto gratuitamente uno di questi due esami di screening, che deve essere ripetuto con regolarità ogni tre anni (Pap-test) o cinque anni (HPV-test) in caso di risultato negativo o con frequenza maggiore in casi particolari.

Da diversi anni, inoltre, c’è un’altra arma contro il Papilloma virus: un vaccino capace di tenere lontani i due tipi più frequenti di HPV responsabili della maggior parte dei tumori della cervice (HPV16 e HPV18) e anche altri meno frequenti. In Italia il vaccino è oggi raccomandato e offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi nel dodicesimo anno di età».

(Foto di Angiola Harry su Unsplash)

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