Il direttore del Post, Luca Sofri, esprime sul suo blog un’idea sul metodo con cui si potrebbero provare ad affrontare i temi delle unioni civili e della stepchild adoption. Pubblichiamo l’articolo per rifletterci su in attesa che cominci la discussione in Parlamento.

Ci sono due modi per capire le conseguenze di una scelta da fare: uno è immaginarsele, nelle proprie teste, seguendo le proprie sensazioni personali, chiusi nei propri ragionamenti, nelle proprie paure, nelle proprie speranze, e in un’idea del futuro basata sul passato che abbiamo vissuto. Cosa ci succederà se imponiamo il divieto di fumo nei locali pubblici? E se legalizziamo il divorzio? E se rendiamo obbligatorie le cinture alla guida? Prepotenze, vite derelitte, seccature intollerabili, famiglie rovinate, prospettive impensabili, fine del mondo, a ragionare in questo modo.

Un altro modo – si chiama anche “metodo sperimentale” – è guardare i fatti e vedere quali sono state le conseguenze nelle situazioni in cui queste scelte sono state già fatte. È il vantaggio di non essere i primi a dover sperimentare una cosa. Immaginate di vivere in un paese in cui non c’è il divorzio, non c’è il divieto di fumo nei locali pubblici, le cinture non sono obbligatorie: e che qualcuno dica – mentre altri vedono il cambiamento come spaventoso figurandosene nefaste conseguenze – “chissà se sono scelte giuste, proviamo a chiedere agli italiani com’è andata”. E com’è andata, come gli risponderemmo? Non c’è bisogno di dirlo: non torneremmo indietro su nessuna di quelle scelte, tanto si sono dimostrate buone e prive di ricadute negative notevoli.

E allora proviamo ad applicare questo approccio anche a una scelta sulle “stepchild adoption”, sulle unioni civili, o persino sui matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ci sono paesi in cui queste cose sono già consuete e legali da tempi più o meno lunghi. Com’è andata? Quali catastrofi sono avvenute? Quali risultati hanno spinto a riconsiderare quelle scelte? Quali conseguenze negative previste o impreviste si sono manifestate? Non rispondo, non mi interessa la risposta: mi interessa che ognuno se la dia.

Poi, per carità: liberissimi invece di immaginarcele – le conseguenze – solo nelle nostre teste, seguendo le nostre sensazioni personali, chiusi nei nostri ragionamenti, nelle nostre paure, nelle nostre speranze, e in un’idea del futuro basata sul passato che abbiamo vissuto. Il metodo sperimentale, anche quello, ha sempre avuto i suoi critici, nella storia.

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